Lady Gaga è il fenomeno del momento. La signorina Germanotta in pochi mesi ha dimostrato di non essere solo un prodotto discografico ma di saper imporre una propria estetica capace di ribaltare i suoi stessi assunti di partenza.
Mentre Madonna proponeva delle identità temporanee (da quella dark alla quieta signora di campagna attraverso la material girl, la latina, il country, il fetish e così via) quasi come abiti da indossare per le poche settimane di una stagione discografica, Lady Gaga non usa il corpo come un vestito su cui attrarre l’attenzione o lo scandalo ma come uno strumento di potere e di sottomissione altrui. Negli anni in cui è stata anche spogliarellista
In questo senso Lady Gaga e Beyoncé nel video Telephone utilizzano i loro corpi per manipolare e annichilire (fino alla soppressione fisica) maschi pressoché privi di una dimensione psichica, figuriamoci di una affettiva.
La filosofa Michela Marzano su la Repubblica di ieri ha proposto una chiave interpretativa intelligente: “La cultura pop utilizza da sempre "la potenzialità metafisica" della merce, come direbbe il filosofo Adorno (…) nel caso di Telephone, questa potenzialità è iperbolica: i simboli vengono utilizzati per capovolgere il senso comune e per costringere lo spettatore ad interrogarsi non solo su ciò che "fa" (il ruolo che occupa), ma anche su ciò che "è" (il personaggio che interpreta). Parodiando la retorica fetish, Lady Gaga ribalta l´orgia di seduzione consumistica cui sembra sottomettersi (…) questo non è un clip che fa l´apologia della violenza, della pornografia o della pubblicità. Ma allora di cosa si tratta? Rappresentazione, incubo, parodia, semplice divertissement? (…) Per certi aspetti, Telephone è un video "queer" - letteralmente strano, eccentrico. Usato come un insulto il cui equivalente sarebbe "sporca lesbica" o "sporco frocio", il termine queer è stato oggetto, nell´America degli anni Novanta, di una progressiva riqualificazione: in poco tempo, si è passato dall´insulto alla rivendicazione, per sottolineare l´importanza della decostruzione delle identità di genere.”
Non so se, come dice
La musica, poi, finisce per essere solo un pretesto.
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