domenica 30 gennaio 2011

Le nostre vite su facebook, facebook nelle nostre vite

In Italia facebook è stato finora più discusso come fenomeno che analizzato come media a se stante.

E in effetti ancora poco si conosce dei meccanismi che ingenera un sito web che tocca la vita di oltre mezzo miliardo di individui nel mondo. E pochi hanno provato a rispondere alla domanda centrale: come cambia la percezione che abbiamo di noi stessi, e il sistema di valori, di priorità di canoni che applichiamo agli altri a seguito dell'ingresso di facebook nelle nostre vite?

A fine 2009 è stata pubblicata una ricerca sulla rivista “Cyberpsychology & Behaviour” che provava a capire quali sono i meccanismi che spingono gli studenti universitari ad aderire ai gruppi su Facebook. La ricerca, condotta su 1.715 studenti di due università texane, ha fatto emergere 4 bisogni primari: socializzazione, intrattenimento, verifica degli status, informazione.

Come era facile immaginare, chi su facebook ricerca informazioni è più pronto a coinvolgersi in iniziative sociali e politiche. Tra l'altro si è notata anche una correlazione significativa tra l'impegno civico e alti livelli di soddisfazione verso se stessi e di fiducia verso gli altri. L'altro importante gruppo di persone cerca lo svago, coinvolgendosi in attività abituali e rassicuranti, quali hobby e interessi non legati a temi sociali. Lo studio sottolinea che gli R-quadro della ricerca sono alquanto bassi e altre variabili dovrebbero essere ipotizzate per spiegazioni più convincenti, eppure si stagliano chiari i due gruppi: il classico conflitto informazione Vs. svago, che caratterizza peraltro anche i media tradizionali. Dunque tutto come prima?

Se ci concentriamo sugli utenti meno indirizzati verso le informazioni e dunque verso un un impegno sociale la risposta è no.

Se la televisione propone modelli aspirazionali che il telespettatore può solo accettare o rifiutare, facebook promuove al contempo nei suoi utenti voyerismo e autoreferenzialità, spinge a vedersi come “piccole celebrità” di cui gli amici aspetterebbero con ansia gli aggiornamenti dello status, a credere di vivere in un “grande fratello” digitale dove si esibisce il proprio io, fatto di note, foto, giochi, battute, in attesa dei “likes” dei propri amici-fan.

In un vecchio post ho citato “l'ansia di autonarrazione del nostro tempo” ma oggi bisogna domandarsi se quest'ansia è creata dai social network o viene sfogata in essi.

Non sono il primo (rimando a Andrew Keen e al suo “The Cult of the Amateur”) a trattare il narcisismo digitale. Ma non voglio descrivere passivamente un fenomeno, tanto iniziare a capire come esso influisce su noi stessi nella vita di tutti i giorni. Nei social media molto spesso vi è una conversazione in cui al centro non c'è la scoperta dell'altro ma l'affermazione del proprio io. Gli stessi servizi di chat, nonostante l'infinità di emoticon ora disponibili, offrono un livello di interlocuzione semplificato e poco profondo. Se l'ideologia televisiva fa sentire delle nullità tutti coloro che sono fuori lo schermo, l'ideologia dei social media illude tanti di riguadagnare una centralità sociale solo perché il proprio monologo è inframmezzato da qualche “like” o perché si viene aggiornati sugli status irrilevanti e ripetitivi degli “amici”.

Oggi l'esibizione della chiacchiera sul proprio io, speculare al bisogno di rassicurazione sulla propria esistenza, è diventato quasi un bisogno collettivo, un modo di essere nella società di cui non comprendiamo ancora bene le conseguenze ma di cui la comunicazione come la politica devono tenere conto.

(nell'immagine la crescita degli utenti di facebook nel mondo da dicembre 2007 a ottobre 2010)

sabato 22 gennaio 2011

Microsaggio: Alfonso Signorini, mistagogo del berlusconismo

Il programma politico di Berlusconi per le prossime elezioni, almeno quello destinato al generico pubblico televisivo, i ceti mediocri non riflessivi nerbo del berlusconismo, è già scritto e ce lo ha raccontato Alfonso Signorini con l'intervista a Ruby nel corso dell'ultima puntata del suo programma Kalispèra.

Andare a caccia delle menzogne e delle reticenze del racconto di Signorini-Ruby sarebbe di confortante facilità ma anche riduttivo e fuorviante. Chi crede di poter liquidare l'intervista opponendole i fatti che emergono dall'inchiesta non ha capito che al centro di essa non c'è la verità fattuale o processuale che sia.

Altri ha visto nell'intervista una santificazione della marocchina, da Ruby a Karima, dalla menzogna alla verità, dalla perdizione alla redenzione, ma questo modello narrativo (Signorini di formazione è un filologo) serve solo ad offrire allo spettatore una chiave di lettura conosciuta e immediata, quasi fiabesca, all'interno della quale innestare i nuclei semantici e cognitivi capaci di attivare nello spettatore-elettore adesione, condivisione, sostegno, identificazione.

L'intervista-racconto ha un andamento circolare, tipico di romanzi iniziatici quali L'Asino d'oro di Apuleio, in cui il protagonista dopo tante vicissitudini incontra il dio e riesce finalmente a vivere un'esistenza piena e autentica. Il racconto di Ruby, la ladra, la cubista, la Rubby-troia così chiamata dalle amiche, si apre e si chiude con la famiglia. All'inizio una famiglia che non la capisce, alla fine una futura famiglia che lei vuol creare con il fidanzato che invece la comprende. All'inizio una famiglia straniera, diverse cultura e religione rispetto alla nostra, alla fine un matrimonio che si presuppone cattolico secondo quanto l'intervistata afferma. Questo straordinario rovesciamento è uno dei tanti piccoli capolavori di manipolazione che attua Signorini nel racconto. Ma si tratta solo dei punti di partenza e di arrivo del racconto.

[ho utilizzato e cito i tre video disponibili su YouTube caricati dall'utente freecar13]

Il punto di partenza sono i sogni e i desideri che Ruby vuole realizzare [min. 4.00, prima parte] Una ragazza che come tante altre è ambiziosa e per questo si allontana dalla casa (l'Allontanamento, la prima funzione dello schema di morfologia della fiaba di Vladimir Propp), dove viene vista come ribelle [min. 5.45, prima parte] e portajella [min. 7.10, prima parte]. L'antagonista, ovvero il “padre padrone” [min. 3.10, seconda parte] le vieta di andare a scuola e di convertirsi al cattolicesimo [min. 13.40, prima pare] (il Divieto, seconda funzione dello schema di Propp).

Ma lei infrange il divieto (terza funzione di Propp) e poi si trasferisce a Milano, dove troverà la salvezza (quindicesima funzione narrativa di Propp), ma prima dovrà passare una serie di prove: lavorerà come cameriera (rimando a Cenerentola), sarà quasi vicina a prostituirsi ma troverà un ragazzo giovane che rifiuterà di fare sesso con lei a pagamento, dandole però 1000 euro (quello che Propp chiama nel suo schema l'Aiutante dell'Eroe) ma poi una ragazza [min.12.45, seconda parte] (il Donatore, secondo Propp), proprio in un giorno particolare, San Valentino, quando la nostra eroina era stata appena lasciata dal fidanzato, la porta in un bellissimo palazzo e la presenta all'essere salvifico, che non si chiama Iside ma più banalmente Silvio, che accoglie l'eroina con benevolenza [min. 0.22, terza parte]. Grazie all'incontro con Silvio la vita di Ruby viene redenta e arriva anche un fidanzato con il quale pensare al matrimonio e ai figli, rinunciando ai sogni del mondo dello spettacolo che le hanno procurato tanti problemi.


Descritto lo schema narratologico, passiamo a individuare la costellazione di valori e di principi che traspare dal racconto e fanno di essa una vera e propria messa cantata del berlusconismo.

Tutto parte ancora dai SOGNI e dai DESIDERI di Ruby, simili a quelli di tante altre persone. Ma le persone comuni come Ruby per realizzare i propri sogni finiscono spesso per mettersi nei guai. Solo l'incontro con SILVIO garantisce la realizzazione dei sogni. Silvio non è solo l'uomo dei sogni: è l'uomo che può realizzare i sogni, cambiandoti la vita. Eppure in Italia c'è tanta INVIDIA, dice Ruby [min.13, prima parte], e il messaggio sottointeso è che tanti italiani sono plagiati dalla propaganda degli invidiosi. Ruby vuole andare a SCUOLA, che Silvio ha recentemente riformato, e tenta di studiare il CATECHISMO [min. 13.40. prima parte] della CHIESA CATTOLICA che i moderati come SILVIO difendono.

Ruby sognava anche di fare il CARABINIERE [min. 05.10, seconda parte], perché affascinata dalla divisa vista nei telefilm, grande sinonimo nazionale di ORDINE e SICUREZZA. (mentre le indagini le ha svolte la polizia giudiziaria).

La tirata contro il RAZZISMO che fa Ruby [min. 10.30, seconda parte] punta piuttosto a rassicurare il retrivo elettorato televisivo sul fatto che Silvio NON FREQUENTA PROSTITUTE, a maggior ragione di pelle scura.

Ruby METTE IN DISCUSSIONE LA SERIETA' E LA VERIDICITA' dei PM e dei GIORNALISTI [min. 04.00, terza parte], accusandoli di violenza personale [min. 4.50, terza parte] e di MACCHIARE LE PERSONE [min. 07.10, terza parte] quando invece Silvio è stato L'UNICO a NON TOCCARLA [min. 08.30, terza parte].


Questi nuclei tematici sono molti di quelli su cui Berlusconi affronterà la campagna elettorale. L'intervista li ha riorganizzati in un racconto soteriologico poiché l'identificazione col capo avviene non solo sulla base di una narrazione condivisa di una biografia esemplare (non in termini morali, ma in termini di concretizzazione di desideri frustrati) ma anche su un insieme di nuclei cognitivi, che orientano e danno senso alla vita dei singoli individui-elettori.

Il leader postmoderno è anche un leader che fa intravedere una proposta di vita più forte, più profonda, più ricca di significato. Un leader trascendente in cui vi è una mistica intesa come superamento alogico delle contingenze


Alfonso Signorini ha escogitato un piccolo capolavoro di liturgia televisiva: il capo ne esce riconfermato nella sua purezza, benevolenza e potere salvifico.

Ma gli strumenti per smascherare questa e altre operazioni mistiche-mistificatorie sono alla portata di tanti studiosi. Per me è un impegno intellettuale, e anche un obbligo morale verso l'Italia.

giovedì 20 gennaio 2011

I gruppi editoriali in Italia


Per tutti i lettori di questo blog l'aggiornamento con i dati più recenti della mia presentazione dei gruppi editoriali italiani.

lunedì 10 gennaio 2011

Il gran mare della gratuità

Non sono i trend tecnologici o le percentuali di certe distribuzioni lo spunto che più mi affascina del rapporto 2010 di Technorati sulla blogofera. Rimando al link per chiunque voglia approfondire i numeri e rimpinzare di grafici e tabelle il proprio blog. Io preferisco cogliere in alcuni dati gli indizi di un altro modello di relazioni e di economia che emerge dal mondo dei blog.

Il 64 % dei bloggers americani dichiara di farlo per divertimento contro appena il 21% di chi cerca una remunerazione. Il 74% cerca nella scrittura del blog una soddisfazione personale e tre quarti di tutti i blogger prima di qualsiasi considerazione economica vogliono semplicemente entrare in relazione con persone che hanno le stesse idee attraverso l'espressione delle proprie. Sempre il 74% cerca reciprocità, sviluppando contatti e lasciando commenti su altri blog.

Vedo svilupparsi online un'economia del dono, elaborata da coloro che cercano sì l'attenzione del lettore ma innanzitutto cercano un arricchimento interiore fatto di ricerca, di conoscenza, di nuove relazioni, di dialogo.

Si tratta di qualcosa che non era mai capitata su tale scala nella storia dell'umanità e soprattutto mai tra persone sconosciute, che non appartengono alla stessa tribù o nazione.

Questo fenomeno, che può sembrare marginale a quelli che vedono l'economia solo come la somma delle transazioni economiche, ha già creato in pochi anni la più grande massa di contenuti gratuiti mai esistita (i blog, appunto, ma anche i video, le immagini, e così via) e la più grande enciclopedia del genere umano (Wikipedia), semplicemente impensabile senza la gratuità del web.

Questa economia del dono produce ricchezza, una ricchezza fatta di conoscenza e di relazioni che tra qualche anno verrà conteggiata nel Prodotto Interno Lordo delle nazioni più evolute, sulla quale verranno sempre più basate le qualità delle persone.

Si è creduto che la “new” economy fosse sostanzialmente una economia resa velocissima dall'information & comunication technology: illusione svanita rovinosamente e con l'impoverimento di tanti.

La nuova economia sarà (forse) una economia che già è qui e altrove e soprattutto sul web, una economia che oltrepasserà la miseria della monetizzazione per inoltrarsi verso doni senza tornaconti, relazioni senza secondi fini, dialoghi senza infingimenti.