lunedì 14 gennaio 2013

L'antipolitica dei politici





Già prima che cadessero i muri, le ideologie, le “grandi narrazioni”, erano già date per spacciate (Jean-François Lyotard, 1979). Come Highlander, ne doveva rimanere solo una, che da vent’anni domina pressoché incontrastata: l’ideologia del mercato (cit.Rodotà). Chi crede che questo sia accaduto per caso o è un ingenuo semplice o è un ingenuo al quadrato, ovvero uno che ancora crede ingenuamente anche alle fole dell’ideologia liberista (che sempre ideologia è, appunto).
Con le ideologie sono scomparse anche le idee. Se guardiamo ai simboli che ci troveremo tra poche settimane sulle schede elettorali capiremo come non è più tempo di inni ma di slogan, non è più questione di simboli ma di nomi, non più lotta di idee ma di loghi, non è più scontro di civiltà (e nemmeno di civismo) ma al massimo battibecco da talk show.
La morte del segno grafico nell’agone politico non è un dato ovvio o trascurabile. Essa segna invece il declino della stessa cultura politica del paese, i cui cittadini son chiamati a essere ammiratori o tifosi ma non ad aderire a una visione complessiva della società.
Scomparsi (o quasi) Soli, Falci, Scudi, Martelli, Libri, Fiamme. Nessun simbolo elettorale vuole suscitare timore o evocare un’idea di forza.
Abbiamo i nomi cubitali per nascondervi dietro qualche archeopolitico e abbiamo nomi digitali collettori di tutta la saggezza e la follia del web.
Partiti democratici o della libertà: qualcuno potrebbe definirsi antidemocratico o contro la libertà?
E cosa è la Destra? Quella che vuole prendere a cannonate gli immigrati clandestini o quella vuole creare i nuovi Italiani?
E la Padania dove finisce? (e dove incomincia? se incomincia da qualche parte...)
E il Centro dove si trova? Sono moderati rispetto a chi o cosa? Berlusconi, Vendola, Bersani sono estremisti e loro i moderati? Ma se è così come pensare di allearvisi dopo le elezioni?
Cosa intuisce alla fin fine il cittadino-elettore mentre si addentra in questo ambito dove tutto è lieve, a colori pastello, impalpabile, immerso in una nebbia sonora indistinta diffusa dai megafoni televisivi ?
Con un po’ di attenzione, il cittadino-elettore percepirà la progressiva irrilevanza della politica, considerata da molti politici stessi una formalità da ossequiare o un inciampo da schivare per continuare a decidere in circoli ristretti, riservati ai cooptati già garantiti e potenti. 
Proprio per questo votare sarà questa volta, in un certo senso, un voto contro l'antipolitica di questi politici.