venerdì 28 dicembre 2007

Sarkosismi

Nicholas Sarkozy va ben oltre la politica che assume le dimensioni e i tempi dei media.
Già Roland Barthes in uno dei Miti d'oggi, intitolato "Fotogenia elettorale" scrisse: "l'effige del candidato stabilisce un legame personale fra questo e gli elettori; il candidato non dà a giudicare solo un programma, propone un clima fisico, un insieme di scelte quotidiane espresse in una morfologia, un modo di vestire, una posa (...). Nella misura in cui la fotografia è ellissi del linguaggio e condensazione di tutta una sociale, essa costituisce un'arma anti-intellettuale, tende a schivare la politica (cioè un corpo di problemi e di soluzioni) a vantaggio di un modo di essere, di uno statuto socio-morale." Parole scritte a metà anni Cinquanta, che oggi ci appaiono profetiche.
Sarkozy ha elaborato la forma più estrema di mediatizzazione della politica. Egli utilizza la sua stessa vita privata per proporre ai francesi un racconto che al contempo oltrepassa e arricchisce il suo discorso politico. Le vicende private, la sua stessa personalità, diventano parte della sua proposta politica, diventano uno strumento che di volta in volta viene usato per esaltare, mascherare, spiegare, distogliere l'attenzione e la riflessione dei francesi sulle sue iniziative politiche.
In questo senso il presidente francese è un vero politico post-moderno: la sua figura è polisemica, in quanto le sue iniziative pubbliche e private non hanno soluzione di continuità e possono essere valutate, seguite e richiedere un'adesione in termini esclusivamente politici oppure essere lette come un feuilletton mediatico, a seconda della cultura e dell'alfabetizzazione politica dei cittadini. La scelta fondamentale è quella di occupare la scena mediatica e politica, consci che oramai non vi è più cesura tra le due dimensioni. L'assoluta (o almeno ostentata) mancanza di imbarazzi per ogni passaggio della propria vita privata rafforza il personaggio politico nei termini in cui si racconta: uomo duro ma amante della famiglia, capace di sopportare con dignità il tradimento e di tradire lui stesso, di perdonare per amore della famiglia ma di proporre un modello di famiglia allargata che non spiace alla gauche, di portare la fede dopo il divorzio e poi di partire repentinamente in vacanza con la nuova fidanzata.
Come il partito pigliatutto, anche la personalità polisemica di Sarkozy manda messaggi multipli e contraddittori che possono essere colti e interpretati dai vari elettori/spettatori secondo i propri principi.
Solo un dubbio riguarda questo modello, che sembra destinato a venire rapidamente imitato in giro per il mondo. La domanda è: fino a quando riuscirà a gestire in maniera efficace questa commistione di pubblico e privato? e che formula troverà per gestire sul periodo lungo gli inevitabili insuccessi pubblici e privati? si stancheranno i francesi di questo modello? e quando?
Abbiamo sette anni per capirlo.

lunedì 24 dicembre 2007

Natale e Grilli parlanti

Sono persuaso che la crisi che stiamo attraversando (crisi di sistema e che sarà molto lunga, a mio avviso) cambierà profondamente la società italiana. Non so se in meglio o in peggio, di certo la gente si sta stancando di un mondo di cartapesta colorata e luminescente che per anni il marketing e la comunicazione le hanno propinato. Si avranno meno soldi e ci si vorrà sentire gratificati per come li si spenderà, o risparmiando o almeno dandoli ad aziende, associazioni, enti pubblici o singoli professionisti che li hanno davvero meritati.
Avremo tempo nei prossimi post per segnalare gli esempi di questa trasformazione.
Per ora vi segnalo un post di Beppe Grillo. Si può essere d'accordo o meno con lui, eppure rappresenta l'insoddisfazione che attraversa tutti noi quando pensiamo alla politica, al lavoro di tutti i giorni, alla società italiana in questa fase.

BC

Da www.beppegrillo.it/
Domani è Natale e un terribile delitto lo annuncia come una stella cometa. Una signora di Bassano del Grappa è stata uccisa e fatta a pezzi. Il suo prezzo di mercato era stato fissato in 800.000 euro dai rapitori. Si chiamava Iole Tassitani, era figlia di un notaio, viveva sola con i suoi gatti, aveva 41 anni.
Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi. La vita delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. Un capitalismo di cartapesta avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e da domande di prima elementare.
Il sesso è business, nei marciapiedi, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è tangenti, corruzione, frode fiscale, false fatturazioni, corruzione giudiziaria, finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi tutti, sono colpevoli di avidità.
Mi ricordo, da bambino, la corsa al cotechino al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi mangiava più velocemente arrivava al cotechino. Non c’è più quella competizione e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano sempre prima in cucina.
La contraddizione di un Paese ossessionato dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà?
La gente non si rassegna ad essere povera, se non può essere ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti.
Quanto vale il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. E’ una droga che fa impazzire la società. Più della cocaina, più dell’eroina. E genera mostri che uccidono.
Non indebitatevi più, se potete, e a Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di Beppe. Buon Natale!

sabato 22 dicembre 2007

Auguri di buone feste

Le feste di fine anno: momento di riflessione, occasione per tirare le somme dell'anno che si chiude, per ponderare le scelte per il futuro.
Piuttosto che frustre cartoline innevate e Babbi Natale rubicondi, il mio omaggio a tutti voi è il video di una canzone di Franco Battiato, Vite Parallele, con l'auspicio che nel 2008 possiate tutti trovare, tra le tante opportunità parallele dell'esistenza, quella che più vi realizzi.
BC

venerdì 21 dicembre 2007

Aforisma

Non capisco le donne. E anche se riuscissi a capirle penso che poi preferirei non averle capite.

lunedì 17 dicembre 2007

Aforisma

I morti sono innocenti perché non ricordano.

sabato 15 dicembre 2007

Blog e lavoro (sperato o sofferto)

Quella che segue è una directory di siti e blog che parlano di lavoro, non lavoro, precariato, poco salario, stages schiavistici, capi sclerati, colleghi depressi e tutte le storture che un essere umano affronta oggi in Italia per cercare, mantenere, cambiare lavoro.
Si è liberi di (e invitati a) indicare nei commenti altri siti simili.
Avvertenza: le lettrici e i lettori in depressione da lavoro sono pregati di non leggere ogni giorno più di due dei siti di seguito indicati per evitare l'aggravarsi della propria condizione.

www.chainworkers.org/
www.intelligence.precaria.org/
www.generazione1000.blogspot.com/
www.precarie.wordpress.com/
www.bloglavoro.com/
www.diversamenteoccupati.it/
www.storiedilavoro.it/
www.lavoro.blog.kataweb.it/
http://jobtalk.blog.ilsole24ore.com/

giovedì 13 dicembre 2007

So what?

In certe cupe giornate invernali, in cui la nebbia interiore si confonde con quella nelle strade, è bello ascoltare la musica di grandi artisti come Miles Davis e John Coltrane.

sabato 8 dicembre 2007

Viva Luttazzi

Ora, lo sappiamo tutti e lo diciamo e sentiamo dirlo tutti i giorni che l'Italia e' un paese di merda, che piu' o meno significa che siamo coscienti di avere una classe dirigente tra le peggiori dell'Europa Occidentale. Fatta questa prolissa premessa mi chiedo cosa significa il farneticante comunicato de La7 (http://www.la7.it/tv/dettaglio_prog.asp?id_program=17084) che ha sospeso Decameron di Daniele Luttazzi poiche' reo di aver offeso un mammasantissima del potere non solo mediatico come Giuliano Ferrara. La7 dice a Luttazzi: ti davamo totale liberta' espressiva, ma da usare con moderazione! Un po' come dire: sei libero di fare sesso con il tuo partner come preferisci, ma e' meglio se fai solo petting! Un approccio ipocrita, nella migliore tradizione moralistica del cattolicume italiano.
In un paese dove si leggono (se si leggono ancora per intero nei Licei) solo le novelle meno vitalisticamente erotiche di Giovanni Boccaccio, dove non si conosce Plauto se non come paragrafo di storia della letteratura latina, si poteva solo scommettere su quanto sarebbe durato Luttazzi, nonostante il successo strabordante di pubblico.
Forse quest'episodio spiega di piu' l'Italia di oggi che le ricerche e gli slogan a uso dei media del Censis.
Buonanotte!

mercoledì 5 dicembre 2007

Immagine o reputazione?

Arriviamo subito al dunque: il passaggio da una buona immagine a una buona reputazione si gioca nel rapporto con il cliente.
Pochi giorni fa ero in una riunione di lavoro in cui un presunto consulente di comunicazione (oramai anche i pr da discoteca si autodefiniscono cosi') proponeva di fregarsene dei clienti, di rafforzare l'immagine dell'azienda realizzando dei biglietti da visita con il logo in foglia d'oro (sic!!), di realizzare qualche evento "memorabile". "Noi dobbiamo dare l'idea di forza e basta, perche' dovremmo impelagarci a dialogare con i clienti? e poi se quelli si lamentano di qualcosa chi li dovrebbe gestire?", argomentava il grande comunicatore. Ora, premesso che se uno interpreta la comunicazione come un monologo dovrebbe andare a rileggersi la definizione del termine sul vocabolario, si tratta di capire quale valore aggiunto un comunicatore dovrebbe sapere offrire.
Se la comunicazione deve legarsi alla strategia aziendale ed essere sviluppata in funzione di obiettivi quantificabili, oppure essere una forma di autogratificazione, una forma di rassicurazione riflessiva dell'impresa, succedanea per importanza e budget a tante altre funzioni.
Bisognerebbe finalmente oltrepassare il mondo dell'advertising, delle media relations, della brand awareness per indirizzarsi verso i concetti di corporate reputation e di integrazione tra marketing comunicazione e pr. E infine considerare i clienti una risorsa reputazionale e cognitiva, oltre che economica.
Ritengo che un buon customer care valga piu' di una campagna pubblicitaria milionaria fine a se stessa. E che un personale capace di spiegare bene ed efficacemente un offerta commerciale valga piu' di un'intervistona autocelebrativa all'amministratore delegato.
In quest'ottica la comunicazione,lungi da restare confinata in un dipartimento, attraversa tutte le funzioni aziendali e rende omogenei messaggi e strategie interne ed esterne dell'impresa.
L'alternativa e' rimanere ancorati al concetto di immagine, che sempre piu' assomiglia a un paravento di carta di riso incapace di ripararci dai vortici di un contesto in continua trasformazione.

sabato 1 dicembre 2007

Caro compagno sderenato...

Sderenato. Secondo il dizionario De Mauro "oltremodo stanco, spossato | fiacco; pigro". Secondo Tiziano Treu: «I neo-comunisti sono dei poveri cristi, sono sderenati. Il governo ha più paura di Dini. Loro si attardano sulle battaglie di principio, ma non vanno da nessuna parte...».
Ecco il punto: i compagni di Rifondazione (e di tutta la sinistra, radicale o meno) non hanno ancora capito che, se non vuol ridursi a battaglia di retroguardia, la difesa dei sacrosanti diritti acquisiti deve unirsi alla conquista di nuovi diritti per i lavoratori dell'economia della conoscenza.
I piu' vetero tra i compagni pensano ancora che il desiderio di tanti ventenni e trentenni di mettersi in gioco, di autorealizzarsi attraverso un lavoro intellettuale, di puntare sulla propria creativita' e sulla propria formazione continua sia un completo e inevitabile cedimento alle logiche neoliberiste.
A volte sembra che riducono tutto ai lavoratori dei call center, che sono sicuramente un fenomeno drammatico, ma solo parte della complessita' dei percorsi di vita e di lavoro che nell'economia della conoscenza si formano e si trasformano a velocita' finora inusitate. Percorsi che vorrebbero trovare una rappresentanza "politica" in senso ampio, se solo qualcuno si premurasse di seguirli e comprenderli senza applicare ad essi modelli concettuali vecchi di decenni.
Eppure quasi tutti i lavoratori dell'immateriale avranno grossi problemi ad arrivare ad accumulare una pensione decorosa, se esistera' ancora il concetto di pensione fra trent'anni. Sarebbe gia' questo un buon motivo per avvicinarsi a tanti soggetti che stanno vivendo sulla loro pelle la prima fase di una trasformazione epocale.
Invece, per gli uomini e le donne di apparato, nei partiti "sociali" o nei sindacati, e' piu' facile sproloquiare con slogan del passato piuttosto che cercare di comprendere il presente.