domenica 6 dicembre 2009

I parrucchieri virtuali


Il video che riporto sopra è una stronzata, peggio di quella che abbracciava la gente per strada.
I social media non faranno recuperare un senso della socialità che sta svanendo. A occhio l'80% dei post su Fb sono autoreferenziali o narcisisti. L'idea che i social media possano essere la svolta per migliorare la società fa il paio con le attese messianiche che certi presunti guru nutrivano per la diffusione dell'internet. Gli strumenti di comunicazione e di relazione rendono le interrelazioni più rapide ed efficaci. Ma la qualità dell'interrelazione è sempre data dalla qualità dei soggetti coinvolti.
Non possiamo dunque illuderci che in una società sempre più deresponsabilizzata, spoliticizzata, deculturata quale è quella italiana i nuovi media possano essere davvero d'aiuto, anche quando promuovono manifestazioni che rompono gli schemi della comunicazione e della politica tradizionale (al di là degli obiettivi, dei risultati e degli slogan) come il NoBDay. La parte più evoluta della popolazione, quella che ancora riesce ad elaborare un qualsiasi pensiero critico, troverà nei social media e nel citizen journalism alleati insperati per diffondere in maniera innovativa i suoi contenuti. Ma in un paese dove la penetrazione e l'utilizzo di internet è tra i più bassi dell'Europa occidentale, dove la banda larga è un miraggio dei pubblicitari, dove il wi-fi libero è sostanzialmente vietato per legge, non ci sono oggi spazi per sviluppare movimenti come Move On negli Usa od OhMyNews in Sud Corea, capaci di contrinuire all'elezione di presidenti dei rispettivi Stati.
Il che non significa rinunciare. Significa non pensarsi come delle avanguardie ma come delle sentinelle per la diffusione di idee e di una democrazia partecipata e vigile.
Per citare De Andrè, vi saranno sempre troppe "regine del tua culpa" ad affollare i parrucchieri virtuali.

Nessun commento: