Newsy raccoglie i filmati dai principali canali televisivi all-news degli Stati Uniti e del resto del mondo, la sua redazione li riaggrega, offre la possibilità di comparare fonti diverse e propone i contenuti così ottenuti sul suo sito in modalità on demand, anche ad altri canali via cavo, a siti web oppure li distribuisce sui cellulari.
Al di là della mera estrapolazione di notizie o siti rilevanti, vi dovrà essere sempre un lavoro redazionale di rielaborazione dei contenuti. Stiamo passando dalla ricerca e selezione di contenuti alla loro rielaborazione. iGoogle punta a riordinare i contenuti estrapolati dal web sulla base delle preferenze del singolo utente. Ma il passo successivo è l’inevitabile riscoperta del lavoro umano, redazionale, capace di riscrivere i contenuti in funzione dei diversi modelli di distribuzione (stampa, internet, radio, tv via cavo, pda, blackberry, iPhone, podcast, ecc.), così come di commentare, analizzare ed inferire ulteriori informazioni dalle fonti primarie.
Di certo le news on demand sono una delle frontiere prossime del giornalismo: tante persone oggi preferiscono avere un’informazione di lunga durata e molto dettagliata su poche tematiche del momento, piuttosto che aspettare i cinque minuti dedicati ad esse nel corso dei telegiornali, anche dei canali all-news.
In questo senso l’esperimento di Newsy deve essere seguito attentamente: quante persone vorranno cercare le news on demand sul loro televisore digitale e cablato? quanto le immagini riprese da altri canali verranno arricchite dai contributi della redazione? il modello sarà capace di trovare una redditività, adesso che le fonti originarie di news non intendono più venir saccheggiate pretendono un pagamento?
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