domenica 11 gennaio 2009
F. F., o della furbesca banalità dei buoni
Da cinque anni chi sintonizza il televisore su Raitre il sabato e la domenica a ora di cena ha la ventura di incontrare l'uomo più buono d'Italia. La faccia da ex ragazzo che viene dalla provincia semplice e sincera, i vestiti e le cravatte non pretenziose, il sorriso che sembra quasi stia a scusarsi del fatto che lui è sempre felice e sereno mentre in questo buio mondo c'è qualcuno che sta soffrendo già indicano una naturale predisposizione a fare e diffondere il bene. La malizia, la furberia, l'arroganza dell'uomo di successo, il sospetto sono sentimenti sconosciuti all'anima del nostro bravo conduttore. Quando qualche ospite racconta di una disavventura o di una disgrazia occorsagli egli è pronto, con tutto il suo pubblico a casa e in studio, a fare un “ohh”di indignato stupore: “possibile che esistano al mondo tali nefandezze e che qualcuno abbia potuto fare questo al nostro ammirato ospite?” Possibile. Ma il nostro conduttore è troppo timido e modesto per pensare che il programma sia “suo”: il programma è degli ascoltatori che ci stanno seguendo (quelli che non lo stanno facendo sono dei poverini che bisogna educare alla buona televisione), e soprattutto degli ospiti. Ogni ospite, seduto su una comoda poltrona rossa, è circondato da un'aura di ammirazione, di indulgenza, di gratitudine. “Siamo onorati di avere come ospite stasera...”. L'ospite è sacro, come ci hanno insegnato le vecchie zie di Imperia che conoscevano bene l'arte dell'ospitalità, e non va mai contraddetto. Se proprio una domanda introduce un tema imbarazzante su cui l'ospite ci teneva a dire la sua quando ne ha letto e concordato la lista e l'ordine, allora la voce dell'intervistatore si abbassa, quasi viene rotta dall'emozione, l'imbarazzo prende il sopravvento, si scusa di dover fare quella domanda e infine la articola, offrendo al beneamato ospite la possibilità di non rispondervi, anche se tutto è già rivisto e concordato, e lasciando il pubblico interdetto per tanto ardire. Ma l'entusiasmo che circonda l'ospite è il medesimo che riservano i fan ai loro miti e l'emozione del bravo conduttore è la medesima che hanno i suoi telespettatori a casa. Ovviamente, il bravo conduttore richiede a fine trasmissione a ogni ospite l'autografo, non per bramosia personale ma per poi metterlo all'asta per raccogliere fondi per qualche iniziativa benefica. L'ospite si mette a suo agio con qualche domanda che lo rilassi e poi parla, disquisisce, ragiona, talvolta si lamenta per richiedere la compassione del pubblico, alla fine vorrebbe ricordare che sta lì per promuovere la sua immagine, il suo libro, il suo disco, il suo film, ma sarebbe ineducato farlo ed ecco che il bravo conduttore arriva in soccorso e dedica gli ultimi 30 secondi dell'intervista non a promuovere (che brutto verbo!) ma a ricordare al suo pubblico che da domani possono andare a comprare il libro, il cd, il biglietto del film e non farlo dopo aver conosciuto una tale meravigliosa personalità sarebbe scortese e farebbe rimaner male il bravo conduttore.
Il pubblico del bravo conduttore aspetta ansiosamente il fine settimana per assistere allo show. Il successo d'altra parte testimonia che c'è ancora un'Italia migliore, pronta a commuoversi, a indignarsi, a mobilitarsi per una causa importante come un ospedale in una zona di guerra o le vendite di quel cantante o di quello scrittore che è stato sempre dalla parte giusta, cioè quella del pubblico e del bravo conduttore. Per quelli che stanno dalla parte sbagliata c'è tanta comprensione e tolleranza, anche se sotto sotto vi è una certa diffidenza perché se non stanno dalla parte giusta qualcosa di brutto o addirittura di orribile qualche volta devono averlo pensato o addirittura messo in pratica.
Ecco, ogni tanto lascia intuire il bravo conduttore, “noi siamo i migliori perché siamo i più buoni”, e il pubblico applaude, rassicurato.
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4 commenti:
http://www.danieleluttazzi.it/?q=node/295
La parte peggiore è quando la Littizzetto dice qualche cosa di ridicolo su Napolitano, Berlusconi o il Papa, e lui fa teatrino agitandosi tutto, e dicendo: "shhH!!!! Ma non si può dire!!! Zitta! Ci cacciano tutti!" Va avanti così da 5 anni. Cheppalle.
eppure basterebbe non guardarlo...
ottima analisi!
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