lunedì 16 giugno 2008

Pigrizie mentali 3

(un'immagine dallo spot dell'incomprensibile campagna di Capitalia "Tutto puo' cambiare")

Pongo la domanda ai miei amici ed ex studenti comunicatori: perche' i direttori della comunicazione di tante aziende spendono milioni di euro in pubblicita' poco efficaci e spesso brutte e poi nemmeno pensano di assumere qualche giovane professionista per fare media monitoring? Nell'epoca delle community web, dei canali televisivi all news, dei blogger con visibilita' mondiale, questi grandi comunicatori nazionali restano legati alla loro buona e tranquillizzante agendina con i telefoni dei giornalisti della carta stampata o, al massimo, dei principali telegiornali.
Il monolitico, monotono, monoteistico culto della rassegna stampa mattutina, oramai solo la punta dell' iceberg di tutto quello che il mondo dice della tua azienda, resiste grazie alla pigrizia annoiata di persone che temono di perdere il controllo (piu' presunto che reale) della comunicazione, avventurandosi a dialogare con attori e territori che non sono condizionabili dai regali natalizi o da do ut des meno confessabili.
Si potrebbe almeno iniziare ad osservare questi nuovi mondi della comunicazione e delle communities, offrendoli allo sguardo di occhi giovani e motivati. Invece no. Meglio un'altra campagna pubblicitaria per spalmare qualche milione di euro sulle testate da cui aspettarsi future benevolenze. E questo anche perche' non vi e' campagna pubblicitaria che non faccia rimbalzare parte dell'investimento pianificato nelle tasche del manager che l'ha commissionata.
Quanti posti di lavoro nel campo della comunicazione si potrebbero creare in Italia se vi fosse un nuovo approccio ai media da parte dei manager della comunicazione?

1 commento:

Markito ha detto...

L'agendina con i nomi dei direttori, in Italia (ma forse anche da molte altre parti) fa sempre comodo... Perché alla fine c'è gente (i nostri capi d'azienda o i nostri clienti) che ci chiedono i risultati.
Sta a noi, però, dimostrare che gli stessi possono giungere in modo diverso e con nuovi strumenti, individuati anche attraverso una vera ricerca "scientifica" (la "ricerca" in senso stretto non la fanno solo i medici o i fisici... La facciamo anche noi comunicatori!).
E' dunque una questione di cultura e di... Risultati da raggiungere.
E poi dipende anche dal settore merceologico di riferimento, dalla sensibilità di chi "teme di perdere il controllo" e, diciamocelo fino in fondo, dalle diete mediatiche degli italiani... Dipendenti soprattutto da televisione, Gazzetta dello sport e Messaggero (per chi, come me, vive a Roma).