Guardate bene questa foto.
Il corpo sinuoso. I muscoli dell'addome definiti ma non eccessivi. La pelle setata, dal colorito omogeneo. Gli slip lievemente abbassati dalla mano sinistra che lasciano intendere la floridezza del pube, speculare alla capigliatura. Labbra carnose e ben definite.La ragazza propone una fisicità invitante.
Ma la testa è come attaccata al collo. Gli occhi sono diversi l'uno dall'altro, per colore, sguardo, dimensione. L'ombelico non c'è.
Questa ragazza non esiste.
E' solo un simulacro creato da un professionista del Photoshop, anche distratto, per altro. Eppure questa immagine come milioni di altre con soggetti simili gira per il web e i media di tutto il mondo. Che siano vere o no non conta. Che cosa sia poi il reale se lo domandano in pochi.
Quella che chiamiamo realtà non serve più. Ovvero serve, ma solo come base per sviluppare simulacri che creeranno altri simulacri che rimanderanno ad altri simulacri. Nell'universo fittizio ma non falso dei simulacri quella che chiamiamo realtà non può essere più usata per garantire una qualche certezza condivisa.
Quale è la vera Kate Moss? La ragazza magra e sbattuta che esce strafatta da una discoteca o il simulacro biondo con la pelle e il corpo digitalmente levigati e uno sguardo assente e magnetico in ogni pixel? Domanda ingenua. D'altra parte con il Photoshop di massa chiunque può creare un simulacro di se stesso e proporlo ai suoi "amici" dei social network mai incontrati dal vivo.
In qualche modo Photoshop ha offerto a tutti la possibilità di rielaborare l'immagine di se stessi, dando una rappresentazione per immagini al proprio desiderio.
E' invalsa l'abitudine di distribuire nel trigesimo della scomparsa le immaginette della persona defunta cui il Photoshop dona un'espressione serena e sorridente. Qualcosa di consolante per i parenti, anche se quel sorriso non è mai avvenuto.
lunedì 8 febbraio 2010
Photoshop, o la generazione di massa dei simulacri
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3 commenti:
Nella civilt... See Moreà dell'immagine, conta ciò che si vede: poco importa se ciò sia vero/reale o meno. Purtroppo, spesso (troppo spesso), quell'immagine di una perfezione falsa ma proposta come reale fa breccia nella mente di chi, per le più svariate ragioni (età, depressione, problemi contingenti), è in guerra con se stesso, assurgendo ad ideale da inseguire e raggiungere a tutti i costi. Promessa di felicità vana ed illusoria quanto l'immagine di partenza. Perché, mi chiedo, si sottolineano con cattiveria e malignità i "difetti" dei vip sui giornali ("uh, Cameron Diaz ha la cellulite... che schifo!", "Jennifer Lopez è grassa", "La Marini è un sovrappeso" e via demolendo), mentre nessuno fa un plissè - anzi, semmai si eleva un coro unanime di esaltazione - di fronte ad immagini talmente "perfette" da non poter essere altro che fasulle? Jessica Alba, non esattamente un "mostro", è arrivata a farsi "prestare" la mano in un recente spot, per nascondere la propria "deformità", ovvero dita non lunghe ed affusolate. Con tutto il rispetto, signorina Alba, vada pure a quel paese! E, per favore, porti con sé chi le ha dato questa "splendida" idea...
Cara Elisa, oggi tutti con un programma di fotoritocco possono modificare le loro foto e la loro biografia per immagini. Si assottiglia, almeno virtualmente, il confine tra immagine desiderata e immagine proposta all'esterno, fino ai casi limite della chirurgia plastica. Questo mette in discussione un'idea di identit... See Moreà come è stata costruita per millenni. Se trasformiamo la nostra immagine in un simulacro (come d'altronde fanno tante star) come si trasformano le relazioni quotidiane, tradizionali o nei social media? Mi sembra una frontiera che merita di essere esplorata.
Nella società dell'immagine, dell'importanza della gradevolezza visuale, Photoshop diventa uno strumento essenziale sia per lavorare nello star sistem sia per farsi meglio accettare da amici e parenti. Aiuta in quell'opera, già iniziata con le chat, di impersonificare qualcosa di molto diverso da se stesso ma molto più vicino a quello che vorremmo essere (non solo fisicamente). Ma che, con buona pace di Photoshop, non saremo mai.
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