Da circa vent’anni la Lega Nord domina le cronache politiche estive. Fatto risaputo: con le redazioni dimezzate dalle ferie e la necessità di riempire le pagine, Bossi e i suoi hanno per anni offerto eventi pittoreschi e dichiarazioni provocatorie che hanno fatto la gioia di giornalisti in panico da pagina vuota.
In realtà il meccanismo è più sottile. Non si tratta solo di riempire gli spazi lasciati liberi da altri concorrenti sul mercato della visibilità politica, così come fanno certe aziendine che d’estate comprano blocchi di spot televisivi a prezzi di realizzo.
Al contrario, i temi e le polemiche d’estate finiscono per dare il passo a tutto il dibattito dei mesi seguenti.
Con quelle che per troppi anni la spocchia di sinistra ha liquidato con sparate, rodomontate buone per avere i titoli dei giornali, Bossi ha fatto slittare la percezione media degli italiani verso soluzioni populiste, politiche razziste, semplificazioni giustificatorie dei peggiori istinti. In maniera più sottile (dichiarazione-smentita, oppure articolo/commento ospite), si lanciano poi ballon d’essai per verificare la tenuta tra le classi dirigenti di certi principi che hanno bene o male retto dal dopoguerra in avanti.
Nel ventre molle delle redazioni accaldate e sottostaffate d’agosto, Bossi ha fatto entrare tematiche e argomenti inauditi fino a pochi anni fa. Ha aperto ogni anno delle brecce, dove con inevitabile ingenuità tutti si sono gettati per puntualizzare, criticare, fare distinguo.
Grande colpevole di questo slittamento culturale e civico è la categoria giornalistica. Il ritardo culturale di tanti giornalisti che ancora pensano ad agosto come un mese irrilevante, destinato a venir dimenticato dai temi della “ripresa autunnale”, ha dato ampio spazio a questa strategia. La ricerca del clamoroso, della polemica, del titolo gridato ha poi portato ad abbassare qualsiasi parametro professionale basato sulla rilevanza, sulla notiziabilità, sulla qualità dei concetti espressi.
Un Bossi che riempie l’ampolla di acqua del Po è un fatto inessenziale. Il Parlamento del Nord è stato un flop ridicolo, l’annuale gita a Venezia riempie una piazzetta con poche migliaia di militanti. Ma la Lega ha saputo sfruttare al meglio la presbiopia astigmatica dei media italiani: avere centinaia di sezioni attive sparse in tutto il Nord, unico partito attivo davvero nella parte più produttiva del paese, era e resta per i giornalisti italiani un fatto meno interessante che una dichiarazione violenta sugli immigrati da parte di un leghista di terza fila. Ma, dopotutto, quando la Lega era in crisi di consensi e di militanti è stata mantenuta a galla in termini di visibilità dalle sparate del suo leader riprese acriticamente dai giornalisti.
Agosto non è più un mese di caldo e noia per i media, ma il mese più importante dell’anno, in cui si fanno sedimentare idee fino ad allora eterodosse o marginali, si scardinano dei principi e si plasma il senso comune. Se si studiasse la copertura dei media dei mesi di agosto degli ultimi dieci anni vedremo come alcune proposte considerate provocatorie o assurde al loro emergere (le ronde, per esempio) oggi sono diventate prassi o leggi dello Stato.
Tanti supponenti massmediologi e politologi di sinistra dovrebbero riflettere sul perché l’unico politico che negli ultimi due decenni abbia saputo creare un circolo virtuoso tra gestione dei media e dialogo con il territorio è stato un elettrotecnico di Varese.
Non si ha notizia che Bossi si sia mai fatto consigliare da tali luminari.
sabato 29 agosto 2009
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