lunedì 7 febbraio 2011

Diritto allo stage o diritti nello stage?


Vi è ancora qualche mio allievo che crede di aver “diritto allo stage” senza domandarsi quali diritti avrà “nello stage”. Definirli illusi o ingenui implicherebbe una fuorviante giustificazione: la loro mancanza di consapevolezza arreca un danno morale ed economico ai loro coetanei preparati e consapevoli. Sono dunque colpevoli, verso loro stessi e gli altri, almeno quanto i politici e i sindacalisti che hanno eluso il tema in tutti questi anni.

La cosa più penosa dei 10 punti elaborati dalla CGIL in merito ai tirocinii dopo anni di fragoroso silenzio è che i punti più importanti sono messi alla fine (punto 9: pari diritti tra stagisti e lavoratori; punto 10: microrimborso spese da 400 euro).

Non mi soffermerò sui dettagli dei 10 punti che possono essere recuperati dal link che ho indicato. Segnalo solo che molti di essi suonano meno superflui che beffardi per i tanti che hanno esperienza in stage plurimi (punto 3: Lo stagista ha diritto a un tutor. Ok, e se, come capita in tanti stage-tarocchi, che il Tutor se ne freghi?).

Le questioni mi sembrano altre che provo a elencare: 1. perché il partito democratico cui si richiama la maggioranza della CGIL non ha promosso mai una legge di tutela e valorizzazione del lavoro giovanile di primo inserimento? 2. perché il decalogo si riduce a chiedere un rimborso spesa di 400 euro con i quali non ci paghi neanche una stanza a Roma o a Milano? 3. perché non vengono proposte sanzioni per le imprese che sfruttano gli stagisti?

Ma vorrei anche che chi frequenta il mio blog, i miei allievi attuali e quelli passati più o meno remoti, collaborino proponendo invece idee davvero concrete e frutto di condizioni materiali vissute sulla loro pelle e sofferte nella loro dignità violata.

Questa campagna “Non Più”, mi sembra un'escamotage, abbastanza vile, che la CGIL ha messo in atto per subappaltare a una agenzia di comunicazione digitale il confronto con il mondo giovanile. Per eludere ancora una volta il dramma di una generazione che si ritroverà a vivere in un paesaggio sociale ed economico devastato, impoverito, defraudato del futuro da chi ci è passato prima di essa.

Una waste land in cui ci toccherà vivere e di cui solo qualche politico ha il coraggio di parlare.

3 commenti:

Manuela ha detto...

A mio avviso è insensato parlare dei punti 4 e 7 senza dire che i "contratti a progetto", nel 90% dei casi, sono prolungamenti ad aeternum della condizione di stagista.
Ci dimentichiamo che dopo la storia infinita dello stage inizia, quella ancora più infinita del "progetto" rinnovato di 6 mesi in 6 mesi ... in cui, l'unica differenza rispetto a prima, sono 300 € in più.
Ci dimentichiamo anche che alcune norme già in vigore (come il massimo dei due anni successivi alla laurea per conseguire lo stage) sono violati ogni giorno e non solo dalle aziende private, ma anche dai promotori "pubblici" degli stage (come le regioni ad esempio).
Insomma, come al solito in Italia quando non si sa cosa fare per far rispettare le leggi esistenti, si propone di farne di nuove!

Anonimo ha detto...

Personalmente dico che non c'è niente di più demotivante per un giovane che questo stato di cose. In ogni stage vieni sfruttato, cazziato (perchè ovviamente è formativo), dai l'anima per imparare bene un lavoro e poi vieni mandato via con un bellissimo "arrivederci e grazie, avanti il prossimo". Così non ti resta che andare al colloquio successivo. Ovviamente, le aziende cercano candidati con motivazioni particolari che li differenzino dagli altri. Care aziende ma voi che date? Ma il lavoro si differenzia da questo schifo?

Unknown ha detto...

Nella Repubblica degli stagisti funziona così: è come giocare alla lotteria, sperando di grattare il biglietto fortunato. Se vinci, bene. Altrimenti ci hai perso tempo e denaro. A me è andata bene: io ho grattato quello vincente, avendo scelto un'azienda grande, e incontrato un direttore comunicazione umile e capace. La mia esperienza in stage è stata fortunata. Ma conta molto l'azzardo della scelta di lasciare la PRopoli milanese per trasferirmi a Torino, dove ho conosciuto i benefits di uno stage remunerato in un'Azienda ipertecnologica dove la comunicazione è tutta da inventare.
Quindi stimoli infiniti e buone risorse. Anche durante il master in aula, alcune splendide associate delle Agenzie milanesi, ci hanno invitato alle loro corti come "commis" reali pronti a compiacere la loro magnificenza: "Semmai sareste voi a doverci ringraziare per la splendida opportunità che vi offriamo"- promettevano, rispondendo picche alle legittime richieste di rimborso stage. Troppa grazia! L'acqua cominciava a puzzare. E così ho lasciato la snobissima Milano. Perchè ti accorgi che a 30 anni devi essere un "media relator a chiamata" e cercare di intrufolarti ovunque. Come ho fatto io con gli uffici stampa di festival ed eventi culturali in Puglia. Ma anche qui devi staccare un ticket: la fortuna di incontrare gente disposta a credere in te. Sui sindacati, niente da dichiarare. Mi ricordano la storiella di Pierino e il lupo. Sono caste che vivono un conflitto latente ed acuiscono lo scontro intergenerazionale.
Parlando con un mio amico delle investor relations, pare che molte grandi aziende con fatturati da capogiro, stiano puntando sugli stagisti. Il mio consiglio è "carpe diem", per imballare scatoloni non è mai troppo tardi, o sì??? Terminano anche le favole, e il mio stage è giunto al capolinea. Ma sono le persone, i contatti e le loro reti, il vero valore aggiunto di questi stage. In attesa di compiere un nuovo pellegrinaggio in un'azienda che ancora non conosco, chiedo a mio padre di spiegarmi cosa sia la pensione!

Fabio Dell'Olio
Torino