venerdì 30 luglio 2010
Paralleli storici
Aspettiamoci dunque scelte e decisioni che terranno conto solo della volontà di resistere al potere il più a lungo possibile, con i pasdaran di Berlusconi pronti a terremotare istituzioni e media anche per dare sfogo al loro spirito di rivalsa verso tutti coloro che saranno considerati traditori o non abbastanza allineati.
Anche questo, come sempre nella storia d'Italia, è uno scontro tra le élites, eppure come il movimento partigiano, diffuso ma non di massa, consentì all'Italia di riguadagnare la reputazione perduta a livello internazionale, così blog, testate e giornalisti non allineati, associazioni e singoli cittadini dovranno rischiare qualcosa in più d'ora in avanti (vedi i vincoli che si vogliono mettere all'informazione online).
Quando poi tutto finirà la massa, come sempre, andrà in soccorso dei vincitori.
mercoledì 28 luglio 2010
Mappatura dei gruppi editoriali italiani
lunedì 19 luglio 2010
Aforisma
mercoledì 14 luglio 2010
Errori di visualizzazione
Per cui se prprio vi interessa leggere sempre quello che scrivo vi invito a scaricare Firefox o Chrome.
domenica 11 luglio 2010
Diffamazione via web (quando il blog non è innocente)
Ma su internet puoi disseminare tante notizie false, che poi il passaparola da link a link diffonderà viralmente. E puoi anche creare video fasulli e caricarli su TouTube. E anche pagine sui social media che puntano ad aggregare non solo i fan ma anche i nemici del tuo avversario politico.
Dunque un personaggio come Flavio Carboni, l'archetipo di tutti i faccendieri italiani, ha attraversato la storia della delegittimazione dai dossier del Sifar ai blog su internet dove cercava di azzoppare la candidatura di Stefano Caldoro a presidente della Regione Campania attraverso false notizie su sue presunte frequentazioni con trans. Nel suo obiettivo di distruggere Caldoro a vantaggio di Nicola “'o 'mericano” Cosentino, anello di congiunzione tra Pdl e clan dei Casalesi per la DIA di Napoli, era fraternamente affiancato da Denis Verdini, editore de Il Foglio e de Il Giornale della Toscana.
Non mi sembra che nessun blogger o giornalista online abbia scoperto tale mistificazione. Poco male, alla fine ci sono arrivati i giudici. Ma quando i giudici non ci arrivano chi ti difende dalla diffamazione online, spesso orchestrata ad arte? La soluzione non sta certo in qualche limitazione della libertà di opinione eppure bisogna ammettere che oggi un “blogger” (uso le virgolette non a caso) può diffamare chiunque, diffondere video o altri link calunniosi e non rischiare assolutamente (o quasi) nulla. Anche con una reputazione e un pagerank miserrimi quel pseudo blogger avrà immesso nella rete un falsficazione nella quale potrà imbattersi chiunque in cerca di piste o di indizi di attività poco limpide di qualche personaggio pubblico.
Siamo certi che dichiarare la rete capace di autocorreggersi non sia equivalente a credere ideologicamente alla fola liberista che il prezzo di mercato è sempre frutto del miglior incontro possibile tra domanda e offerta?
Come ci si può difendere in questi casi? Il ricorso al Codice Civile funziona sul web? Possiamo chiedere una sospensiva ex art. 700 per un blog letto da poche decine di persone? E se nel frattempo si è creato un mirror su un server russo o brasiliano? Possiamo smentire, certo, ma dove e come?
L'idea di una crescita del web esuberantemente svincolata da qualsiasi parametro di verifica e controllo sia sulle fonti che sulla distribuzione forse inizia a mostrare la corda.
Chi per mezzo di internet sta perdendo parte del predominio sui contenuti che aveva grazie alla televisione ha capito che è difficile limitare il nuovo media ma di certo lo si può manipolare.
Forse ci vorrebbe un gran giurì o un'authority del web, capace di eliminare i permalink fraudolenti o gratuitamente ingiuriosi in 24 ore dalla segnalazione, prima di qualsiasi decisione di merito della magistratura.
Ma queste sono solo sollecitazioni. Mi aspetto proposte più convincenti dai miei quattro lettori.
martedì 6 luglio 2010
Ha oltrepassato la conoscenza terrena
Marina Gersony aveva avuto la fortuna di conoscere meglio di me Gabriele Mandel Khan: riprendo di seguito il ricordo che ne ha fatto sul suo blog.
http://www.marinagersony.com/2010/07/laddio-terreno-di-gabriele-mandel-khan-il-maestro-sufi-che-credeva-nella-reincarnazione/