Già Roland Barthes in uno dei Miti d'oggi, intitolato "Fotogenia elettorale" scrisse: "l'effige del candidato stabilisce un legame personale fra questo e gli elettori; il candidato non dà a giudicare solo un programma, propone un clima fisico, un insieme di scelte quotidiane espresse in una morfologia, un modo di vestire, una posa (...). Nella misura in cui la fotografia è ellissi del linguaggio e condensazione di tutta una
Sarkozy ha elaborato la forma più estrema di mediatizzazione della politica. Egli utilizza la sua stessa vita privata per proporre ai francesi un racconto che al contempo oltrepassa e arricchisce il suo discorso politico. Le vicende private, la sua stessa personalità, diventano parte della sua proposta politica, diventano uno strumento che di volta in volta viene usato per esaltare, mascherare, spiegare, distogliere l'attenzione e la riflessione dei francesi sulle sue iniziative politiche.
In questo senso il presidente francese è un vero politico post-moderno: la sua figura è polisemica, in quanto le sue iniziative pubbliche e private non hanno soluzione di continuità e possono essere valutate, seguite e richiedere un'adesione in termini esclusivamente politici oppure essere lette come un feuilletton mediatico, a seconda della cultura e dell'alfabetizzazione politica dei cittadini. La scelta fondamentale è quella di occupare la scena mediatica e politica, consci che oramai non vi è più cesura tra le due dimensioni. L'assoluta (o almeno ostentata) mancanza di imbarazzi per ogni passaggio della propria vita privata rafforza il personaggio politico nei termini in cui si racconta: uomo duro ma amante della famiglia, capace di sopportare con dignità il tradimento e di tradire lui stesso, di perdonare per amore della famiglia ma di proporre un modello di famiglia allargata che non spiace alla gauche, di portare la fede dopo il divorzio e poi di partire repentinamente in vacanza con la nuova fidanzata.
Come il partito pigliatutto, anche la personalità polisemica di Sarkozy manda messaggi multipli e contraddittori che possono essere colti e interpretati dai vari elettori/spettatori secondo i propri principi.
Solo un dubbio riguarda questo modello, che sembra destinato a venire rapidamente imitato in giro per il mondo. La domanda è: fino a quando riuscirà a gestire in maniera efficace questa commistione di pubblico e privato? e che formula troverà per gestire sul periodo lungo gli inevitabili insuccessi pubblici e privati? si stancheranno i francesi di questo modello? e quando?
Abbiamo sette anni per capirlo.