Già prima che
cadessero i muri, le ideologie, le “grandi narrazioni”, erano già date per
spacciate (Jean-François Lyotard, 1979). Come Highlander, ne doveva rimanere solo
una, che da vent’anni domina pressoché incontrastata: l’ideologia del mercato (cit.Rodotà). Chi crede che questo sia accaduto per caso o è un ingenuo semplice o è un ingenuo al
quadrato, ovvero uno che ancora crede ingenuamente anche alle fole dell’ideologia
liberista (che sempre ideologia è, appunto).
Con le ideologie
sono scomparse anche le idee. Se guardiamo ai simboli che ci troveremo tra
poche settimane sulle schede elettorali capiremo come non è più tempo
di inni ma di slogan, non è più questione di simboli ma di nomi, non più lotta
di idee ma di loghi, non è più scontro di civiltà (e nemmeno di civismo) ma al
massimo battibecco da talk show.
La morte del
segno grafico nell’agone politico non è un dato ovvio o trascurabile. Essa
segna invece il declino della stessa cultura politica del paese, i cui cittadini
son chiamati a essere ammiratori o tifosi ma non ad aderire a una visione
complessiva della società.
Scomparsi (o
quasi) Soli, Falci, Scudi, Martelli, Libri, Fiamme. Nessun simbolo elettorale
vuole suscitare timore o evocare un’idea di forza.
Abbiamo i nomi cubitali
per nascondervi dietro qualche archeopolitico e abbiamo nomi digitali
collettori di tutta la saggezza e la follia del web.
Partiti
democratici o della libertà: qualcuno potrebbe definirsi antidemocratico o
contro la libertà?
E cosa è la
Destra? Quella che vuole prendere a cannonate gli immigrati clandestini o
quella vuole creare i nuovi Italiani?
E la Padania dove
finisce? (e dove incomincia? se incomincia da qualche parte...)
E il Centro dove
si trova? Sono moderati rispetto a chi o cosa? Berlusconi, Vendola, Bersani
sono estremisti e loro i moderati? Ma se è così come pensare di allearvisi dopo
le elezioni?
Cosa intuisce
alla fin fine il cittadino-elettore mentre si addentra in questo ambito dove
tutto è lieve, a colori pastello, impalpabile, immerso in una nebbia sonora indistinta
diffusa dai megafoni televisivi ?
Con un po’ di
attenzione, il cittadino-elettore percepirà la progressiva irrilevanza della politica,
considerata da molti politici stessi una formalità da ossequiare o un inciampo da schivare per
continuare a decidere in circoli ristretti, riservati ai cooptati già garantiti e potenti.
Proprio per questo votare sarà questa volta, in un certo senso, un voto contro l'antipolitica di questi politici.