Giusto per chiarire a tutti come vedo queste elezioni pubblico anche sul blog l'appello "Né illusi nè ingenui", di cui trovate qui il gruppo su Facebook
Né illusi né ingenui
sabato 23 febbraio 2013
Nè Illusi nè ingenui
Giusto per chiarire a tutti come vedo queste elezioni pubblico anche sul blog l'appello "Né illusi nè ingenui", di cui trovate qui il gruppo su Facebook
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mercoledì 20 febbraio 2013
I comunicatori dell'immediato, gli schiavi dell'istante
Al
professionista di marketing, di comunicazione, di pr non si chiede più solo (tra
le tante altre cose) di essere competente sugli strumenti e sugli obiettivi, di
sapere trasferire un sapere reale e oggettivo al cliente, di essere capace di raggiungere
risultati quantificabili. I media sociali hanno imposto un’ulteriore torsione
alle vite stesse dei professionisti di questi ambiti: l’obbligo costante a
essere vigili senza requie, a monitorare ogni occasione per garantire
visibilità a se stessi o alla propria azienda nella conversazione globale, a
intervenire con spunti non banali per destare l’attenzione,l’interesse, la
stima di tutti gli altri soggetti che interagiscono sul web.
Come David Meerman Scott evidenzia in questo post il focus non è più solo sulla
campagna e sui risultati da raggiungere ma sullo sviluppo di un “mindset”, di
una forma mentis diremo noi latini, che richiede attenzione e reattività
costanti, capaci di cogliere tatticamente le opportunità che possono crearsi o
di individuare per tempo i focolai di potenziali crisi di immagine o di vendite
grazie a un monitoraggio continuo dell’ambiente di mercato e comunicazionale in
cui si opera.
La conoscenza è
diventata sempre più una commodity (o
almeno tende ad essere tale, ed è giusto che sia così) e non esistono quasi più
ambiti di sapere recintati. Nessuno è depositario di competenze esclusive. Un
esperto bravo non disponibile oggi può essere rapidamente sostituito da un altro
contattato attraverso una ricerca su google: quel punto della rete che occupi
tu può essere facilmente preso da qualcun altro, come i neuroni morti vengono
sostituiti da altri, più o meno vicini, capaci di esplicare le stesse funzioni.
A due
dimensioni tipiche della competenza, ovvero la profondità e l’ampiezza, si va
ad aggiungere la tempestività, che non è solo pronta risposta a sollecitazioni
varie ma implica dare continuità alla propria presenza digitale in maniera
pregnante.
In termini di
impatto sui tempi e la qualità della vita siamo ben oltre la tradizionale
colonizzazione della vita privata. Oltrepassare i tradizionali orari di lavoro
o essere reperibili quasi h24 erano già caratteristiche, spesso lautamente
retribuite, di alcune storiche categorie professionali come medici o avvocati. Ora
non si tratta tanto di mandare l’ultimo tweet dal letto, il più tardi
possibile, ma di sviluppare un di più di attenzione attiva che porta ad
analizzare i flussi di comunicazione provando sempre a cogliere da essi uno
spunto innovativo, al minimo per alimentare la propria visibilità digitale fino
a cogliere un’opportunità o sviluppare intuizioni sfuggite ad altri.
Non a caso all’inizio
parlavo di torsione esistenziale: chi sceglie di lavorare negli ambiti del
marketing, delle pr e della comunicazione sceglie oggi una professione
totalizzante, in cui il carico di coinvolgimento emotivo, di passione, di
entusiasmo deve essere tale da non far nemmeno sentire come lavoro quello che è
un impegno senza soluzione di continuità.
In una fase di
atomizzazione professionale, in cui contiamo se riusciamo a dare un qualche
contributo a una conversazione globale che comunque ci trascende, i veri
privilegiati saranno coloro che potranno permettersi tempi medio lunghi di riflessione
e di risposta. Tutti gli altri
professionisti saranno costretti a essere schiavi della comunicazione
istantanea, dell’istante sempre rincorso.
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