Nel profluvio di celebrazioni, rimpianti e retoriche che hanno accompagnato la notizia della morte di Steve Jobs non ho trovato riflessioni interessanti sulle trasformazioni profonde che l'uomo di Cupertino ha promosso o in alcuni casi imposto. I quotidiani per lo più si limitano a registrare l'emozione di politici, imprenditori e singoli fruitori della rete oppure elencano i prodotti che ha lanciato la Apple nell'ultimo decennio.
Da parte mia ritengo che la grande innovazione, davvero radicale, trainata dalla visionarietà di Steve Jobs sia stata quella di trasformare il computer in un media.
Da oggetto destinato a un pubblico di esperti informatici prima e poi inteso come strumento di produttività personale, il computer grazie a Jobs è diventato un media altamente flessibile, capace di trasferire all'utente tutte le funzioni dei vecchi media e di crearne di nuove.
Questa traslazione ha creato il mondo come lo conosciamo oggi, in cui il valore è frutto della capacità dei singoli di utilizzare, trasformare e distribuire i contenuti attraverso dei computer-media che possono prendere le forme di un laptop come di un cellulare, di un iPad come di uno smartphone. Chi si ferma al mero prodotto o alla mera applicazione tecnologica non coglie il senso di una profonda trasformazione antropologica, che condiziona le vite di qualsiasi soggetto che oggi fruisce i media.
E così siamo diventati tutti dei produttori di contenuti, tutti siamo dei media. Chi ha pochi contenuti finisce per mettere a disposizione il proprio privato, dato che sei nulla se non sei inserito e visibile nella catena produttiva dei contenuti mediatici.
Non è detto che questa trasformazione abbia solo effetti benefici. Di certo è quella più profonda, ed ingenui sono coloro che credono di star facendo una semplice telefonata quando usano il loro smartphone.
5 commenti:
In teoria si dovrebbe dire un "medium", "media" è plurale
Come ho avuto modo di evidenziare anche ieri: grazie a Lui “impareremo” a costruire una nuova conoscenza.
bhè è anche stato colui che ha fatto accettare a utenti napster (e similari) l'idea di PAGARE ONLINE per un brano musicale rinnovando così la fiducia verso l'acquisto in rete
tutte cazzate
Hello mate great blog.
Posta un commento