sabato 22 gennaio 2011

Microsaggio: Alfonso Signorini, mistagogo del berlusconismo

Il programma politico di Berlusconi per le prossime elezioni, almeno quello destinato al generico pubblico televisivo, i ceti mediocri non riflessivi nerbo del berlusconismo, è già scritto e ce lo ha raccontato Alfonso Signorini con l'intervista a Ruby nel corso dell'ultima puntata del suo programma Kalispèra.

Andare a caccia delle menzogne e delle reticenze del racconto di Signorini-Ruby sarebbe di confortante facilità ma anche riduttivo e fuorviante. Chi crede di poter liquidare l'intervista opponendole i fatti che emergono dall'inchiesta non ha capito che al centro di essa non c'è la verità fattuale o processuale che sia.

Altri ha visto nell'intervista una santificazione della marocchina, da Ruby a Karima, dalla menzogna alla verità, dalla perdizione alla redenzione, ma questo modello narrativo (Signorini di formazione è un filologo) serve solo ad offrire allo spettatore una chiave di lettura conosciuta e immediata, quasi fiabesca, all'interno della quale innestare i nuclei semantici e cognitivi capaci di attivare nello spettatore-elettore adesione, condivisione, sostegno, identificazione.

L'intervista-racconto ha un andamento circolare, tipico di romanzi iniziatici quali L'Asino d'oro di Apuleio, in cui il protagonista dopo tante vicissitudini incontra il dio e riesce finalmente a vivere un'esistenza piena e autentica. Il racconto di Ruby, la ladra, la cubista, la Rubby-troia così chiamata dalle amiche, si apre e si chiude con la famiglia. All'inizio una famiglia che non la capisce, alla fine una futura famiglia che lei vuol creare con il fidanzato che invece la comprende. All'inizio una famiglia straniera, diverse cultura e religione rispetto alla nostra, alla fine un matrimonio che si presuppone cattolico secondo quanto l'intervistata afferma. Questo straordinario rovesciamento è uno dei tanti piccoli capolavori di manipolazione che attua Signorini nel racconto. Ma si tratta solo dei punti di partenza e di arrivo del racconto.

[ho utilizzato e cito i tre video disponibili su YouTube caricati dall'utente freecar13]

Il punto di partenza sono i sogni e i desideri che Ruby vuole realizzare [min. 4.00, prima parte] Una ragazza che come tante altre è ambiziosa e per questo si allontana dalla casa (l'Allontanamento, la prima funzione dello schema di morfologia della fiaba di Vladimir Propp), dove viene vista come ribelle [min. 5.45, prima parte] e portajella [min. 7.10, prima parte]. L'antagonista, ovvero il “padre padrone” [min. 3.10, seconda parte] le vieta di andare a scuola e di convertirsi al cattolicesimo [min. 13.40, prima pare] (il Divieto, seconda funzione dello schema di Propp).

Ma lei infrange il divieto (terza funzione di Propp) e poi si trasferisce a Milano, dove troverà la salvezza (quindicesima funzione narrativa di Propp), ma prima dovrà passare una serie di prove: lavorerà come cameriera (rimando a Cenerentola), sarà quasi vicina a prostituirsi ma troverà un ragazzo giovane che rifiuterà di fare sesso con lei a pagamento, dandole però 1000 euro (quello che Propp chiama nel suo schema l'Aiutante dell'Eroe) ma poi una ragazza [min.12.45, seconda parte] (il Donatore, secondo Propp), proprio in un giorno particolare, San Valentino, quando la nostra eroina era stata appena lasciata dal fidanzato, la porta in un bellissimo palazzo e la presenta all'essere salvifico, che non si chiama Iside ma più banalmente Silvio, che accoglie l'eroina con benevolenza [min. 0.22, terza parte]. Grazie all'incontro con Silvio la vita di Ruby viene redenta e arriva anche un fidanzato con il quale pensare al matrimonio e ai figli, rinunciando ai sogni del mondo dello spettacolo che le hanno procurato tanti problemi.


Descritto lo schema narratologico, passiamo a individuare la costellazione di valori e di principi che traspare dal racconto e fanno di essa una vera e propria messa cantata del berlusconismo.

Tutto parte ancora dai SOGNI e dai DESIDERI di Ruby, simili a quelli di tante altre persone. Ma le persone comuni come Ruby per realizzare i propri sogni finiscono spesso per mettersi nei guai. Solo l'incontro con SILVIO garantisce la realizzazione dei sogni. Silvio non è solo l'uomo dei sogni: è l'uomo che può realizzare i sogni, cambiandoti la vita. Eppure in Italia c'è tanta INVIDIA, dice Ruby [min.13, prima parte], e il messaggio sottointeso è che tanti italiani sono plagiati dalla propaganda degli invidiosi. Ruby vuole andare a SCUOLA, che Silvio ha recentemente riformato, e tenta di studiare il CATECHISMO [min. 13.40. prima parte] della CHIESA CATTOLICA che i moderati come SILVIO difendono.

Ruby sognava anche di fare il CARABINIERE [min. 05.10, seconda parte], perché affascinata dalla divisa vista nei telefilm, grande sinonimo nazionale di ORDINE e SICUREZZA. (mentre le indagini le ha svolte la polizia giudiziaria).

La tirata contro il RAZZISMO che fa Ruby [min. 10.30, seconda parte] punta piuttosto a rassicurare il retrivo elettorato televisivo sul fatto che Silvio NON FREQUENTA PROSTITUTE, a maggior ragione di pelle scura.

Ruby METTE IN DISCUSSIONE LA SERIETA' E LA VERIDICITA' dei PM e dei GIORNALISTI [min. 04.00, terza parte], accusandoli di violenza personale [min. 4.50, terza parte] e di MACCHIARE LE PERSONE [min. 07.10, terza parte] quando invece Silvio è stato L'UNICO a NON TOCCARLA [min. 08.30, terza parte].


Questi nuclei tematici sono molti di quelli su cui Berlusconi affronterà la campagna elettorale. L'intervista li ha riorganizzati in un racconto soteriologico poiché l'identificazione col capo avviene non solo sulla base di una narrazione condivisa di una biografia esemplare (non in termini morali, ma in termini di concretizzazione di desideri frustrati) ma anche su un insieme di nuclei cognitivi, che orientano e danno senso alla vita dei singoli individui-elettori.

Il leader postmoderno è anche un leader che fa intravedere una proposta di vita più forte, più profonda, più ricca di significato. Un leader trascendente in cui vi è una mistica intesa come superamento alogico delle contingenze


Alfonso Signorini ha escogitato un piccolo capolavoro di liturgia televisiva: il capo ne esce riconfermato nella sua purezza, benevolenza e potere salvifico.

Ma gli strumenti per smascherare questa e altre operazioni mistiche-mistificatorie sono alla portata di tanti studiosi. Per me è un impegno intellettuale, e anche un obbligo morale verso l'Italia.

8 commenti:

Elisa ha detto...

Gli strumenti per smascherare la bugia sono alla portata di chiunque abbia un po' di buonsenso e, magari, una connessione ad internet. Non serve essere studiosi di semiotica, prossemica, filologia o altro, per trovare online la trascrizione delle intercettazioni telefoniche. Non servono lauree per capire che Signorini ha semplicemente agito da "giullare del sovrano", più che da imparziale intervistatore.

Anonimo ha detto...

c'è un interessante articolo in tema Signorini su lavoce.info:
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002110.html

Marco

Anonimo ha detto...

e anche su repubblica:
http://www.repubblica.it/politica/2011/01/07/news/signorini_metodo-10933472/index.html?ref=search

;)

Biagio Carrano ha detto...

Grazie Marco!

@Elisa: il post non ragiona sulla obiettività di Signorini (un falso mito, quello della obiettività) ma sui processi narrativi che ha attuato Signorini per tentare di trasformare la percezione e il giudizio del pubblico sull'intera vicenda.

Alice guarda i gatti ha detto...

Ottima analisi. Avrei voluto scriverla io ;)

Michael ha detto...

Vabbè'

Anonimo ha detto...

Hey, I am checking this blog using the phone and this appears to be kind of odd. Thought you'd wish to know. This is a great write-up nevertheless, did not mess that up.

- David

Loki ha detto...

Ciao.
Molto interessante la tua analisi.
Certamente chi cura l'immagine del presidentissimo non è un pirla ( scusate il francesismo).

Molto più banalmente quando sento parlare del "partito dell'amore" non posso che pensare al " mministero dell'amore " di Orwell in 1984.

O quando leggo "ilGiornale" o ascolto i vari omini del premier nelle diverse trasmissioni televisive, mi rendo conto che ho di fronte ancora Orwell ed il doublethink.

Mi torna alla mente anche lo slogan di Bush per giustificare la guerra nel golfo. Facciamo la guerra per la pace.
Pare insomma di essere finiti in "1984" davvero.