domenica 7 novembre 2010

Il curriculum alla rovescia


Dati anagrafici-Esperienze lavorative-Formazione-Interessi; Dati anagrafici-Esperienze lavorative-Formazione-Interessi; Dati anagrafici-Esperienze lavorative-Formazione-Interessi.

Il rosario dei curricula si snoda oziosamente, più o meno sempre uguale, soprattutto quando devi leggere per lavoro i percorsi di chi si è laureato di recente e nel cv può inserire relativamente poco, compresa quell'esperienza da barista all'estero.

Ma in un contesto universitario che tende a svuotare la formazione e quindi ad appiattire il valore di tanti corsi di laurea (un elenco parzialissimo: scienze della comunicazione, scienze politiche, scienze della formazione, scienze umanistiche, ma anche, purtroppo, psicologia, lettere, giurisprudenza, con tutti i dipende e le eccezioni del caso), siamo proprio sicuri che quella laurea, sia pure con il massimo dei voti, rappresenti il miglior biglietto da visita di un neolaureato?

E se invece tutti coloro che si occupano di formazione, di selezione del personale, di valutazione dei tirocinanti iniziassero a leggere i cv dal fondo, cercando di capire se la personalità di quel candidato si adatta al contesto in cui andrà a lavorare, se gli interessi che ha coltivato durante il liceo e l'università possono essere il vero valore aggiunto che porta con sé, se i viaggi che ha affrontato lo hanno portato ad avere le antenne interiori sempre accese, se le attività agonistiche in cui si è impegnato per tanti anni gli hanno insegnato il gioco di squadra, il rispetto e anche la franchezza verso gli altri e l'umiltà per ammettere gli errori?

Ma ancora di più sogno giovani laureati che coraggiosamente, con un atto un po' futurista, ribaltino l'ordine del loro curricula vitae e mettano nelle prime righe proprio le passioni, gli interessi, le curiosità che li hanno fatti diventare quelli che oggi sono, in parte molto maggiore che i corsi seguiti all'università.

Nessun timore se il selezionatore conformista scarterà questi curricula, magari inorridito o irridente: se avete avuto tale ardire non era quella la realtà lavorativa che cercavate. Ma qualcuno di certo vi cercherà e di certo sarà più aperto e interessato realmente a conoscervi.

Tutto questo può sembrare azzardato, finanche controproducente, ma chi di voi andrebbe a lavorare in un posto a priori disinteressato alle vostre passioni e ai vostri interessi, insomma a voi stessi?

13 commenti:

Brian63 ha detto...

...assolutamente condivisibile... :)

Anonimo ha detto...

sei un genio Biagio l ho sempre detto!

Anonimo ha detto...

Bene. Grazie mille Biagio. Matteo Apollonio.

Elisa ha detto...

Da, in qualche modo, addetta ai lavori, pur condividendo al 101%l'assunto di partenza del tuo post (l'azienda assume la persona, non solo "il pezzo di carta" o gli anni d'esperienza in un determinato ruolo),non sono altrettanto d'accordo col cv "futurista". O, meglio. Può andar bene, anzi, benissimo, se ci si candida per professioni particolarmente creative. Ma a che serve, se uno deve andare a fare il data entry, per dirne una? Certo, anche l'aspirante data entry potrà inserire proficuamente gli hobby e le passioni nel proprio cv, evidenziando, magari, quelle che denotano caratteristiche particolarmente necessarie al tipo di lavoro che dovrà andare a svolgere (se uno fa modellismo, per esempio, di sicuro ha pazienza, meticolosità, cura dei dettagli). Il bravo selezionatore - e ce ne sono tanti, in giro, più di quanto non si creda "dal di fuori" - analizza gli hobby del candidato anche se sono messi in fondo al cv,non preoccupatevi. Ma ci sarà una ragione per cui anche lo standard europeo prevede una determinata struttura per il curriculum: saranno tutti "dinosauri" senza fantasia? Io parlerei, piuttosto, di necessità di standardizzare un minimo. Fermo restando che,ripeto, il buon selezionatore scoverà comunque il dettaglio interessante tra le passioni del candidato.

Signorina Snob ha detto...

"Chi di voi andrebbe a lavorare in un posto a priori disinteressato alle vostre passioni e ai vostri interessi?". D'istinto ti direi, io no. Ma se poi mi fermo a pensare allo sbilanciamento tra offerta e domanda di lavoro, tutto spostato verso quest'ultima allora ti direi io sì se avessi bisogno di lavorare (come purtroppo quasi chiunque). Biagio, condivido il tuo post ma solo parzialmente. Chi, come me e come la maggior parte dei giovani più o meno qualificati della mia generazione, ha un contratto a progetto o a tempo determinato e la ricerca del lavoro è una necessità quasi costante, non può permettersi di fare il difficile. Il posto di lavoro dove non solo ti accettano ma ti scelgono proprio per i tuoi interessi, che possono anche essere scomodamente al di fuori del comune, è (quasi) un'utopia.

Anonimo ha detto...

Grazie Biagio! Quando una grossa agenzia di selezione di personale mi ha detto che il mio curriculm era un po' troppo creativo per la posizione ricercata (PR...) mi sono scoraggiata e ho riabbracciato il triste e anonimo curriculum europeo (all'università ti convincono che è l'unico che un selezionatore sia in grado di leggere). Ora lo butto! Hai ragione! Grazie!

Anonimo ha detto...

A me basterebbe che leggessero tutti i CV e... non solo quelli "segnalati".

Biagio Carrano ha detto...

Grazie innanzitutto per i commenti.
Rispondo ad alcuni di voi.
@Elisa. Non si tratta di trovare il selezionatore capace di scovare il dettaglio o l'hobby interessante: quello lo si spera per scontato. E non si tratta nemmeno di sconvolgere l'aureo standard del curriculum europeo. Ma oggi l'università non insegna quasi più una professione e non dà quasi mai un'alta formazione (a meno che non sei laureato in ingegneria in 4 anni e una sessione allora alzo le mani). per cui, specie nelle professioni dell'immateriale, i talenti soggettivi non possono essere espressi da un 110 e lode o da qualche master, ma proprio da tutta una serie di interessi che spesso da hobby diventano alte professionalità. Proprio oggi ho visto il sitoweb di un mancato ingegnere che ha unito la sua passione sin da bambino per la musica e per i computer per diventare uno dei massimi creatori di grafica e ambienti artistici in 3D di Italia. I meccanismi di selezione riescono a scovare questi talenti oppure finisce (quasi sempre) che questi talenti si mettono in proprio e si propongono da soli al mercato. E quanto ci perdono le imprese così?
Concludo con una nota personale: dato che proprio cretino non sono perché il mio cv è stato quasi sempre scartato oppure non ho mai passato una selezione, tranne una volta quando si battè per me un altro personaggio alquanto eterodosso? (una selezionatrice di un'importante società una volta mi disse: "mi sembra inverosimile che lei riesca a fare le cose che dice di fare". Oggi avrei risposto: "Forse perché sono un po' meno pigro di te, cogliona!").
@Francesca: sì, certo, l'accontentarsi, perché dopotutto almeno qualche spicciolo fa sempre gratificazione. Ma il posto in cui si lavora riesce a valorizzarti o ti considera una precaria usa e getta? E se fosse il secondo caso vale la pena per quello che ti danno? Conosco tante storie meravigliose di ex allievi che hanno passato mesi di frustrazione a informarsi e cercare, a contattare e conoscere persone utili, a cercar dritte e soffiate, a trasformarsi in mailing robot, a farsi umiliare dallo stronzo di turno per poi trovare un'ocupazione davvero gratificante. Hanno avuto un fondoschiena a forma di mongolfiera oppure qualche opportunità c'è ancora, per quanto vada cercata con un impegno e una forza d'animo enormi, senza abbarbicarsi al primo co.co.pro. che si prospetta?

Anonimo ha detto...

Biagio sei un idealista ed è bello sapere che ne esiste ancora qualcuno, ma... Parlo da libero professionista, poi imprenditore ed infine (grazie alla crisi che tutti dicono che non esiste) dipendente dirigente. La prima cosa che viene letta oggi in un curriculum è l'età. L'impostazione dell'azienda oggi è "pagare il meno possibile e avere il soggetto più disposto a tutto". I troppo qualificati vengono classificati "di troppe pretese". Inoltre chi si occupa delle selezioni spesso è un personaggio grigio che nella vita non è riuscito a fare di più. I miei consigli: differenziare i curriculum a seconda della DIMENSIONE dell'azienda: più è piccola, più è probabile che a selezionarvi sia una persona con esperienza nel settore; più è grande più è probabile che vi selezioni un burocrate. Far capire dal curriculum che AVETE UNA GRAN VOGLIA DI FARE ma senza strafare: i burocrati in genere si sono laureati con il massimo dei voti in tempi brevissimi e non hanno mai avuto il coraggio di "andare a fare i baristi d'estate", anzi, vedono spesso con invidia la persona che intervistano. Mettevi nei panni di chi vi leggerà e VENDETEGLI QUELLO CHE VUOLE LEGGERE se volete lavorare! Inbocca al lupo (nel vero senso della parola).

Anna Maria Carbone ha detto...

Hai ragione, Biagio. Di un curriculum dovrebbe interessare anche la parte che riguarda "altri interessi". Tanto più che il fatto che uno abbia studiato qualcosa non necessariamente vuol dire che l'abbia anche imparata.
Nei master dove insegno i laureati fanno e scrivono cose tali che ti viene da chiederti da quale pianeta vengano giù.
Per carità , non voglio disconoscere gli sforzi e le fatiche. Dico solo che, nel lavoro, serve mobilitare approcci e modalità che c'entrano poco con il semplice "sapere". Hanno molto più a che vedere con l'"essere" e con il "fare".
Mi augurerei che ai selezionatori importasse sapere chi hanno davanti e non solo cosa sa.

Biagio Carrano ha detto...

Caro anonimo del commento n.9, non si tratta di essere illusi o idealisti. Con il mio post apro un dibattito sul conformismo (figlio della paura che comporta la mediocrità) del Belpaese, conformismo che ha portato 300.000 persone a scegliere di lavorare all'estero.
Non sarà il mio post a cambiare le cose ma chi seguirebbe una cura che sta ammazzando il paziente?

Anonimo ha detto...

"...chi di voi andrebbe a lavorare in un posto a priori disinteressato alle vostre passioni e ai vostri interessi, insomma a voi stessi?"

Io di certo no, peccato che mi sono sentita dire da chi "sponsorizzava" uno stage che al giorno d'oggi non possiamo pretendere di trovare chissà che... Beh, in effetti questa realtà, oltre ad offrirmi uno stage sottopagato e distante dalla mia città, ha alle spalle decine di cause contro i dipendenti nonchè un'inchiesta per finanziamento di armi... Ma tant'è! Io ho ancora il coraggio di dire 'no', non so per quanto ormai...

Biagio Carrano ha detto...

@anonima del commento n.12: se ritieni che posso esserti utile per farti dire qualche "sì" non farti problemi a contattarmi.