mercoledì 19 novembre 2008

Concorsi truccati, conoscenza fittizia

Ogni tanto su questo blog si parla di economia della conoscenza. Io sono persuaso che il principale motivo per cui l'Italia è tanto indietro in tutte le classifiche mondiali del settore (leggere a riguardo questo post) risieda nella sempre maggiore autoreferenzialità dei docenti universitari, i quali, artefici del provincialismo italiano, preferiscono farla da padrone nei loro piccoli feudi di ateneo, di facoltà o di dipartimento, piuttosto che affrontare i rischi di un confronto e di una legittimazione internazionale.
La proposta provocatoria di abolire Scienze della Comunicazione nasce appunto per evidenziare come la nascita di un corso di laurea (figuriamoci i singoli insegnamenti) abbia risposto più a logiche interne alle baronìe universitarie e poco o punto ai bisogni di sapere dei giovani e alla domanda di professionalità che veniva dal mondo del lavoro.
Aggiungo al dibattito parte di questa email, apparsa sul Corriere della Sera, di una ricercatrice che ha avuto la dignità di andare all'estero pur di fare vera ricerca, piuttosto che adattarsi alla mediocrità dei concorsi truccati con cui si reclutano oggi in Italia i docenti e i ricercatori universitari.
“Sono passati tanti anni e quel che vorrei dirle in sostanza è questo: il cambiamento vero partirà dalla volontà e dal senso di dignità dei singoli di non accettare il compromesso cui le università italiane chiamano la nostra coscienza. Essere un buon ricercatore significa avere gli standard per lavorare non in quell'ateneo o quel dipartimento, ma nel mondo. La conoscenza appartiene al mondo; e quindi, a cosa serve avere il posticino messo in palio da papà, senza poi il rispetto della comunità scientifica internazionale, che è l'unico vero giudice dell'operato di un ricercatore? Mi rendo conto che è molto banale quanto le scrivo. Ma è tutto quel di cui mi sento di far da tramite e testimone, nel mio immensamente piccolo. Cordialmente, Lucia”

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo capita in tutti i settori infatti ora sono a Pechino e sto lavorando con degli Svizzeri Tedeschi che sono molto professionali e umani .