Davvero non capisco perche' alcuni manager o responsabili della comunicazione si iscrivono ai corsi per professionisti della business school de Il Sole 24 ORE. Arrivano in aula con la spocchia di chi crede di saperla lunga, e mica li convinci che si possono guardare le cose in maniera piu' moderna, noooo, per carita', peccato di lesa maesta', come accadrebbe ai loro collaboratori se proponessero un'idea oltre le solite routine.
Mesi fa spiegavo il potere dei blog e la moltiplicazione dei canali di comunicazione di cui un responsabile della comunicazione e del marketing aziendale tenere conto nell'epoca del web relazionale. C'era in aula la responsabile comunicazione di una societa' quotata a piazza Affari la quale sosteneva press'a poco: “Ma chi se ne frega di quattro sfigati che si fanno un bloggino a uso e consumo dei loro amici. Noi dobbiamo tenere conto dei grandi stakeholders, le banche, gli investitori, I grandi media, i top managers: quello e' il lavoro che giustifica il nostro stipendio”. Mi trattava come un illuso dal cuore d'oro. La maggioranza dell'aula, d'altra parte, era con me.
A questa saccentela dedico l'articolo che oggi Repubblica pubblica sul blog (aviatorAZ) di un assistente di volo Alitalia sulle tragicomiche avventure che vive chiunque lavora a bordo degli aerei della compagnia aerea piu' pazza del mondo (ecco l'idea per un film grottesco). Non penso che sapere tante cose dall'interno di Alitalia aiutera' la compagnia di bandiera. E dopotutto chi si occupa della comunicazione di Alitalia? Mistero inglorioso.
Potrei ricordare anche casi americani, come il celeberrimo caso di Vincent Ferrari, un blogger di New York che carico' sul suo blog il file audio con la sua lotta con il personale di AmericaOnLine per disdire l'abbonamento, provocando prima un disastro di immagine per l'internet provider e subito dopo la fuga o la mancata stipula di migliaia di contratti. Ma anche al contrario il caso di studio di Channel 9, il blog creato da Robert Scoble, un insider Microsoft, che ha di molto migliorato l'immagine della casa di Seattle tra i tech-addicted.
Peccato che la manager della societa' milanese di “broadband solutions” non leggera' questo post, e neanche gli altri blog che ho citato.
Ma ai suoi capi va bene cosi'.
6 commenti:
Kanami sang imo blog. Daw spaghetti.
Non capisco come una responsabile comunicazione di una grande azienda possa considerare i blog uno strumento poco interessante. Perfino i due senatori in lizza per le prossime elezioni americane sui loro siti hanno uno spazio blog.
Sono senza parole, questa sarebbe la classe dirigente italiana??
Carissimo Biagio,
il vero problema di questa responsabile comunicazione e di questa vicenda è ben descritto nell'ultima tua frase..."Ma ai suoi capi va bene così".
Peccato per tutto il mondo dei professionisti della comunicazione,...finchè ci saranno capi così.
Un abbraccio.
Ale Rizzo
Nel libro "Iconoclast" (Iconoclast: A Neuroscientist Reveals How to Think Differently by Gregory Berns), l'autore spiega come il nostro cervello cerca di minimizzare lo spreco di energia.
Dunque dice Gregory, la maggior parte delle persone vuole percipire la stessa cosa. Fare altrimenti significa, a livello neuronale, un maggior impegno energetico.
Dunque, questa manager ed i suoi capi non fanno altro che preservarsi energicamente. Costerebbe troppo guardarsi attorno e rimettersi in questione.
Wahyd Vannoni
PS per informazione, l'autore scrive che l'occhio (o meglio il sistema di percezzione) vede a 1ivello di 1 megabite per secondo. Gli "iconoclasti" guardano le stesse cose di tutti noi ma ne vedono tutte le potenzialita'.
Perciò Lei tiene corsi anche ai giovani "Masterini" della Business School del Sole. Se li prepara per il futuro, se li plasma, e si rifà la bocca con l'apertura delle loro menti.
Giovanni Romito
reduce dalla due giorni di corsi sulla Nicchia al Master in MKTG e Comunicazione.
leggere l'intero blog, pretty good
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