Molto si è polemizzato sull’utilizzo tradizionale
e broadcast che Grillo e Casaleggio farebbero del blog. Ragionamento opinabile, se non distorto dalla malafede.
Il titolare del blog non risponde ai commenti promossi dai suoi post, indi non
crea la conversazione, non si apre “alla diversità e al confronto”, quindi è ununiverso chiuso, autoreferenziale, “centripeto e partigiano”. Ovvio quindi il
sillogismo: il MoVimento 5 Stelle non dà spazio alle critiche, è autoritario, in
definitiva è antidemocratico. Fine della storia: incaselliamo Grillo con Orban
e Marine Le Pen (che rimastica il timore antieuropeo nell’interpretazione di Hollande
ai fini di polemica interna e lancia inviti che cadono nel vuoto della sua
incomprensione del fenomeno 5 Stelle) e non se ne parli più.
Forse però le cose non sono così semplici. Il blog
di Grillo è una piattaforma sociale che ha connesso finora centinaia di
migliaia di vite. Un luogo virtuale dove si scatenano di continuo decine di
discussioni molto concrete che vanno, per toni e concetti, dal raffinato al greve. I commenti
possono essere votati e acquisire maggiore visibilità. Queste discussioni e i
relativi commenti finiscono per “esondare” su altre piattafome sociali come Facebook
e Twitter, suscitando interesse e polemiche, consenso e insofferenze. Tutti
questi moti browniani di pensiero scatenati dal blog hanno il carattere tipicamente
anomico e acefalo di una rete senza snodi. Producono consenso o polemica ma
senza un ordine, una gerarchia di impatto o una prevedbilità dimostrabile, come
quella che appunto della diffusione di un virus. Questo movimento acefalo si è
verificato anche nelle rivolte arabe, quando hanno si sono creati sul web infiniti
focolai reali o virtuali di protesta contro i regimi, facendo emergere come
sentire comune pensieri e idee fino a poco prima censurate dai media
tradizionali, controllati dai vari rais. Ma le rivolte libertarie non sono
diventate rivoluzioni libertarie proprio
perché la natura acefala di internet non ha fatto emergere leader capaci di
introdurre i principi di internet negli assetti giuridici che regolavano questi
stati. Inevitabile è stata dunque la presa del potere da parte degli islamisti
che avevano invece una struttura, rigorosamente gerarchica, capace di inserirsi
nel vuoto di potere e legittimazione creato dalla rivolta diffusa da internet.
La contraddizione organizzativa del M5S sta
propria nella gestione di una piattaforma sociale libertaria tuttavia controllata
dai due fondatori Grillo e Casaleggio (il quale ha paragonato il controllo sui media italiani di massa di Berlusconi a Matrix).
La gerarchia non sta nella piattaforma sociale, ma sta dietro o sopra di
essa, in chi la rende possibile. L’ipocrisia o l’ingenuità di chi accusa i due
di non essere democratici sta proprio nel non rendersi conto che ogni rete,
ovvero ogni sistema non gerarchico, ha almeno un livello di gerarchia in chi
rende la stessa rete possibile. Mentre dentro la rete le gerarchie non esistono
e possono verificarsi semmai degli snodi temporanei di consenso, il potere
gerarchico di chi fa sussistere la rete è assoluto. È la gerarchia semi totale
sul web che ha Google, è quella totale che hanno sulle loro piattaforme i
dirigenti di Facebook e Twitter, è la gerarchia fondante dell’energia elettrica
sull’internet stesso.
Penso che Casaleggio sia in grosse ambasce per
questo, e non per qualche transfuga messo in conto già durante i comizi in
campagna elettorale. Come gestire la rete che è stata creata senza produrre dei
meccanismi di controllo gerarchico interni ad essa? Come evitare che la produzione
e la diffusione virale di certi memi non
abbia effetti devastanti sui principi stessi del Movimento? Banalmente: come
controllare i commenti e i dibattiti cercando un equilibrio tra rispetto dei
principi di base (tra cui la libertà di opinione) e tutela degli indirizzi
programmatici? Come promuovere l’intelligenza collettiva evitando che essa
diventi coglionaggine di massa? Per
restare al tema di questi giorni: come essere capaci di pensare “out of the box”
per la Presidenza della Repubblica senza finire per fare proposte di "outsider"
fuori dai giochi che condannerebbero il M5S all’irrilevanza?
La rete per sua natura non si autoregola. Questa
idea della rete come un territorio per sua natura libero da condizionamenti fa
(quasi) il paio con l’esaltazione acritica del libero mercato che si autoregola
fatta dagli iperliberisti. Se la rete non si autoregola per evitare il caos o l’insensatezza
che ne deriva bisogna perciò accettare delle gerarchie che vengono applicate ad
essa o a porzioni di essa, che possono chiamarsi Google, Facebook, Reddit
(folksonomies), o Casaleggio e Grillo.
Se si comprende l’idea estrema di Casaleggio di
superamento di tutte le forme di intermediazione all’interno della rete, allora
diventano comprensibili e giustificate le espulsioni di chi intendeva creare
delle strutture territoriali intermedie o di chi voleva utilizzare i media
tradizionali per crearsi un ruolo che oltrepassasse quello del proprio ambito
territoriale.
Fino a che punto, pur di far funzionare e rendere
pregnante la rete che ha promosso, devi tradire o mettere tra parentesi i principi
che propugni? Non sono giorni facili per Grillo e Casaleggio, e non per le
gaffes di un Crimi qualsiasi.
Nessun commento:
Posta un commento