Ho scoperto solo di recente il paper del 2009 di Marco Gambaro e Riccardo Puglisi dal titolo "What do ads buy? - Daily coverage of listed companies on the Italian press" che presenta una attenta analisi della correlazione tra gli investimenti pubblicitari e visibilità sulla stampa delle aziende investitrici.
Il pierrino banale dirà: "E quale è la novità? sappiamo benissimo che la pubblicità ci apre le porte di tante redazioni e le orecchie di tanti giornalisti". Certo, ma il merito di Gambaro e Puglisi è di individuare in maniera scientifica una serie di variabili che legano investimenti pubblicitari, attività di ufficio stampa (invio di comunicati stampa) e conseguente copertura da parte dei media a stampa.
In particolare i due autori presentano il rapporto tra numero dei comunicati stampa e numero degli articoli nel periodo considerato (2006-2007), la frequenza relativa degli articoli dopo la distribuzione del comunicato stampa e in rapporto alla frequenza relativa nei giorni senza comunicati con, soprattutto, il cambiamento percentuale della frequenza relativa dopo un comunicato stampa.
Al pierrino banale vorrei dire che queste analisi non sono esercitazioni accademiche ma un ottimo viatico per argomentare e valorizzare l'incidenza del lavoro delle pr non attraverso considerazioni soggettive ma attraverso analisi quantitative e statistiche, grazie a strumenti non troppo complessi come regressioni e R2. Non so ad oggi quante agenzie di pr italiane sviluppino analisi statistiche per verificare l'incidenza del loro lavoro. Forse parecchie, forse solo alcune (e per questo chiedo ai miei quattro lettori di scrivere delle loro esperienze), ma la necessità di superare le valutazioni soggettive è sempre più stringente, soprattutto a fronte della raffinatezza raggiunta dagli strumenti analitici dei media digitali. Come ho scritto altre volte la rassegna stampa è solo una base di partenza per sviluppare analisi più evolute del lavoro di dialogo con i media: rimanere ancorati a una collazione di fotocopie è come continuare a comunicare via fax nell'epoca dei media sociali.
Se i pierrini non saranno capaci di spiegare oggettivamente l'incidenza delle loro attività essi non riusciranno mai a legittimare pienamente la loro professione, nonostante tutta la boria e il cinismo di cui potranno ammantarsi.
domenica 28 agosto 2011
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