domenica 31 gennaio 2010

"Cribbio, ci mancavano anche i comunisti svizzeri!"

Ogni anno la società svizzera Covalence analizza la reputazione etica delle multinazionali, stilandone poi una graduatoria che si basa su 45 parametri, sia qualitativi che quantitativi, che vanno dalle condizioni di lavoro alla sostenibilità ambientale, dalla gestione dei rifiuti aziendali al rispetto delle leggi degli stati in cui si opera. Quest'anno ai primi tre post si sono piazzati IBM, Intel e la banca HSBC.
Lo Huffington Post si è divertito a ricavare la graduatoria inversa, ovvero le 12 aziende peggiori al mondo sotto il punto di vista etico. Ed ecco che l'Italia può essere doppiamente orgogliosa: perché è riuscita a piazzare all'undicesimo posto tra le aziende meno etiche al mondo una importante realtà nazionale e perché questa realtà aziendale altro non è che la Mediaset del primo ministro Berlusconi, accusata tra l'altro di usare il potere politico del suo fondatore per creare condizioni di mercato più difficili per i concorrenti.
Già immaginiamo la reazione dei pasdaran del partito dell'amore: si tratta di un'imboscata mediatica da parte di quattro criptocomunisti svizzeri. Ma gli aspiranti vice-Bondi di turno (esistono, esistono: dopotutto ognuno aspira secondo le sue capacità) possono star tranquilli: nessun importante testata giornalistica italiana ha ripreso la notizia. A salvare quel poco di pluralismo informativo che resta in Italia sono stati ancora una volta alcuni blog e il sito Giornalettismo.
Forse cambiano anche le aspirazioni dei giornalisti: un tempo si entrava in redazione sognando di poter poi diventare un grande inviato capace di scoprire storie, conoscere persone non comuni, scovare fatti trascurati, imbattersi così in scoop memorabili.
Oggi si sogna di diventare direttore del tg1.

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