domenica 20 aprile 2008
Game over
Lo dico semplice e diretto: la piu' grave colpa che bisogna imputare al regno di Bertinotti I su Rifondazione (Bertinotti II, gia' in attesa scalpitante di raccoglierne l'eredita' sarebbe Gennaro Migliore ma rischia di fare la fine di Carlo di Inghilterra) e' stata quella di voler supplire mediaticamente alla carenza di insediamento sociale e alle evidenti inadeguatezze del gruppo dirigente.
Rifondazione, al di la' delle chiacchiere e degli slogan, e' stato uno dei partiti piu' mediatizzati della cosidetta Seconda Repubblica. Questo meccanismo di supplenza mediatica ha funzionato fino a quando la realta', ovvero il peggioramento delle condizioni di vita delle classi piu' povere e non solo, non ha messo a nudo l'inadeguatezza delle risposte (leggi slogan) di Rifondazione rispetto alle urgenze quotidiane del suo elettorato di riferimento.
In questo quadro il fallimento dell'esperienza di governo e' solo una conseguenza di un progressivo scollamento tra Rifondazione e il suo insediamento sociale. L'autoreferenzialita' dei gruppi dirigenti del partito, il rifiuto supponente di questi a un dialogo o almeno alla comprensione del malessere che emergeva tra i sostenitori, i tesserati o addirittura ex dirigenti o eletti avrebbe dovuto far presagire i rischi della catastrofe, se solo ci fosse stato qualcuno dei dirigenti capace di andare tra la gente comune e non soltanto tra quelli gia' "del giro".
Aldo Cazzullo da Santoro ha giustamente evidenziato che in questi anni la sinistra, e in primis Rifondazione, ha pensato piu' alla rappresentazione di se' che a rappresentare gli interessi e i bisogni del suo elettorato. Filippo Ceccarelli su Repubblica ha evidenziato che " non si puo' dire che Bertinotti non abbia vissuto al massimo i suoi anni d'oro".
Peccato che per i suoi elettori questi sono stati e continuano ad essere anni di latta.
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