lunedì 19 novembre 2007

La forza dei legami deboli

Il titolo di questo post richiama quello di un famoso saggio di Mark Granovetter, sociologo americano tra i più importanti al mondo.
Granovetter già negli anni Settanta scoprì che nella ricerca di un lavoro le relazioni deboli, i contatti occasionali, insomma quelli che noi italiani chiamiamo conoscenti per distinguerli dagli amici, sono in realtà quelli più utili.
Ognuno di noi ha un'area di relazioni densa e prossima al proprio sé, composta dalle amiche e amici più intimi, con cui condividiamo passioni, interessi, affinità. Poi abbiamo i conoscenti, tanti o pochi a seconda dei casi, di cui conosciamo solo qualche aspetto. I conoscenti hanno a loro volta un'area di amicizie dense e intime attorno a loro. Pertanto i conoscenti sono i realtà dei "ponti" verso altre reti di relazioni di amicizia, dove vengono elaborati e diffusi interessi e nuove idee.
Secondo questo schema confermato da molte ricerche chi ha poche amicizie fidate e riduce al minimo le "conoscenze" finisce per restare escluso dalle ultime idee e tendenze ma incontra anche più difficoltà a cercare o cambiare lavoro.
I lavoratori dell'economia della conoscenza, gli immateriali come li chiamo io, hanno la necessità di costruire e ampliare continuamente le loro reti sociali così come devono investire in formazione continua.
Per questi lavoratori il confronto con altri percorsi lavorativi ed esistenziali diventa fondamentale per arricchire la loro conoscenza della società in cui operano e delle problematiche cui verranno chiamati a proporre soluzioni in termini di comunicazione, di marketing, legali, politiche, tecnologiche, di ricerca tout court.
Sulla base di questo schema potremmo anche dire che se i politici italiani sanno solo parlarsi addosso è anche perché non hanno più meccanismi di produzione di legami deboli con la società: si parlano solo tra loro, e raramente e in ritardo colgono le trasformazioni e le attese della società.
Ma anche di questo possiamo parlarne martedì 20 alle ore 20.30 all'incontro del network dei lavoratori dell'immateriale.


2 commenti:

SabineWanner ha detto...

E già che ci sei, perché non aggiungi anche i "six degrees of separation" (sei gradi di separazione - scusa se magari non traduco bene verso l'italiano). Lo so che tu lo sai, ma per chi non lo sapesse: questa teoria dice che ognuno di noi (almeno tra quelli più connessi) è separato da sei livelli con ogni altra persona (ben connessa) del pianeta. Ho aggiunto il "ben connesso" perché se non si è connessi ovviamente non è possibile costruire la propria rete in tal modo che si può raggiungere praticamente chiunque mediante la propria network.

Arrivare all'incontro purtroppo per me non è possibile - vivo troppo lontana ... peccato, credo che sarebbe molto interessante.

Marino Petrelli ha detto...

E' interessante il concetto dei "piccoli mondi" (alla fine degli anni 90 fu ripreso anche da un gruppo di scienziati per analizzare la rete internet): poche, ma importanti amicizie, o legami, il resto è una rete in cui nessuno è sconosciuto ma chiunque è identificabile perchè "amico di" un altro. Una conoscenza indiretta l'uno con l'altro, ma mi chiedo: siamo sicuri che questo sistema produca realmente benefici? Di che natura dovrebbero essere le conoscenze: semplici contatti con una cultura media o selezionati nell'ambito lavorativo in modo che possano avere un impatto immediato sulle nostre attività?

Suggerisco la lettura di un intervento di Nicola Novelli, presidente di Comunicazione Democratica su Nove Firenze in cui parla proprio della "transizione di fase verso la società dei legami deboli".

Ecco il link:
http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a7.11.04.21.51