Le professioni dell'economia dell'immateriale sono sempre più numerose quanto prive di visibilità, di diritti, spesso di prospettive e di progetti di vita. Consulenti in svariati ambiti, product manager, pubblicitari, informatici, formatori, ricercatori, giornalisti free lance, giovani professionisti delle vecchie attività liberali (architetti, ingegneri, avvocati, ecc.) vivono tutti in una duplice contraddizione: un lavoro senza un output materiale, in cui non ci si sporca né si suda, spesso con una significativa componente creativa, considerati dall'esterno "fighi", ad alta relazionalità, e tuttavia queste attività lavorative sono spesse pagate poco, richiedono la destrutturazione dei tempi di vita mentre interessi passioni relazioni dei singoli sono spesso utilizzati per produrre nuova creatività o nuovi servizi a vantaggio dei "clienti".
Milano offre un osservatorio privilegiato su queste nuove dimensioni professionali ed esistenziali, eppure nessuno finora ha tematizzato questa condizione. Pertanto le nuove professionalità restano per lo più invisibili o, peggio, incomprese e trattate con sufficienza.
Ne può (deve) nascere una riflessione collettiva, anche attraverso la successiva realizzazione di un sito web, di una mailing list, di meet ups e una rete di soggettività che condividono le medesime istanze e l'obiettivo di portare nell'arena del dibattito nazionale la riflessione sulle nuove forme di lavoro e di vita.
martedì 9 ottobre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento